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ATLANTIDE: IL MITO,LE IPOTESI,LA FINE

a cura di Alberto Rossignoli

Certamente Atlantide è tutt'oggi uno dei più grandi misteri della storia: dall'antichità sino ai nostri giorni, studiosi di ogni disciplina e di ogni orientamento si sono prodigati per scoprire non solo se esistesse effettivamente questo continente, ma anche per capire dove fosse e come fosse la civiltà che ivi risiedeva. Una delle testimonianze più antiche (nonché più conosciute) è quella del grande filosofo greco Platone. Egli scrisse a proposito di Atlantide nel "Timeo" e nel "Crizia" ; vediamo più nel dettaglio. Nel primo dialogo, per bocca di Socrate, riferisce che l'antico legislatore Solone (inserito,tra l'altro,tra i Sette Savi),durante un suo viaggio in Egitto, ebbe modo di ascoltare la storia di quel discusso continente per bocca di un sacerdote. Quest'ultimo raccontò che Atlantide era un tempo una civiltà prospera ("Ora, in cotesta Atlantide, venne su possanza di cotali re, grande e meravigliosa, che signoreggiavano in tutta l'isola, e in molte altre isole e parti del continente; e di qua dallo stretto, tenevano imperio sovra la Libia infino a Egitto, e sovra l'Europa infino a Tirrenia") e tentò di muovere guerra, senza successo, a Grecia ed Egitto. Successivamente,però, "facendosi terremoti grandi e diluvii, sopravvenendo un dì e una notte molto terribili…e l'Atlantide isola, somigliantemente inabissando entro il mare, sì sparve".

Nel secondo dialogo, il filosofo fornisce molte informazioni in più, in particolar modo circa la morfologia dell'isola: gli atlantidei, abili ingegneri e architetti, eressero la capitale sulla cima di un monte e la circondarono di cerchi concentrici alternati di canali d'acqua e strisce di terra unite tra loro da passaggi abbastanza ampi da consentire il transito di imbarcazioni ("Le cinte di mare che si trovavano intorno all'antica metropoli per prima cosa le resero praticabili per mezzo di ponti, formando una via all'esterno e verso il palazzo reale. Il palazzo reale lo realizzarono fin da principio in questa stessa residenza del dio e degli antenati, ricevendolo in eredità l'uno dall'altro, e aggiungendo ornamenti a ornamenti, cercavano sempre di superare, per quanto potevano, il predecessore, finché realizzarono una dimora straordinaria a vedersi per la grandiosità e la bellezza dei lavori. Realizzarono, partendo dal mare, un canale di collegamento largo tre plettri, (45) profondo cento piedi (46) e lungo cinquanta stadi fino alla cinta di mare più esterna: crearono così il passaggio dal mare fino a quella cinta, come in un porto, dopo aver formato un'imboccatura sufficiente per l'ingresso delle navi di maggiori dimensioni. Inoltre tagliarono le cinte di terra che dividevano tra loro le cinte di mare all'altezza dei ponti, tanto da poter passare, a bordo di una sola trireme, da una cinta all'altra, e coprirono i passaggi con tetti, in modo tale che la navigazione avvenisse al di sotto: e infatti le sponde delle cinte di terra si elevavano sufficientemente sul livello del mare").

In particolare, il diametro della capitale raggiungeva le 11 miglia, secondo le tecniche di misurazione antiche e un enorme canale (largo 90 m, profondo 30 m), aveva il compito di collegare tutto il complesso di canali al mare aperto.

Oltre la città vi era tutto un insieme di terra coltivabile, il granaio dell'isola.

Tuttavia, dopo un certo periodo, Atlantide dimenticò la saggezza e la virtù donategli dagli dei e così essi decisero di punirli:" . Quando però la parte di divino venne estinguendosi in loro, mescolata più volte con un forte elemento di mortalità e il carattere umano ebbe il sopravvento, allora, ormai incapaci di sostenere adeguatamente il carico del benessere di cui disponevano, si diedero a comportamenti sconvenienti, e a chi era capace di vedere apparivano laidi, perché avevano perduto i più belli tra i beni più preziosi, mentre agli occhi di coloro che non avevano la capacità di discernere la vera vita che porta alla felicità allora soprattutto apparivano bellissimi e beati, pieni di ingiusta bramosia e di potenza. Tuttavia il dio degli dèi, Zeus, che governa secondo le leggi, poiché poteva vedere simili cose, avendo compreso che questa stirpe giusta stava degenerando verso uno stato miserevole, volendo punirli, affinché, ricondotti alla ragione, divenissero più moderati, convocò tutti gli dèi nella loro più augusta dimora, la quale, al centro dell'intero universo, vede tutte le cose che partecipano del divenire, e dopo averli convocati disse...".

il racconto purtroppo si interrompe qui. Non ci è dato sapere ulteriori particolari circa la sorte del continente e dei suoi abitanti.

Dopo Platone, nessuno si interessò più alla storia di Atlantide almeno fino al XX secolo. L'americano Ignatius Donnelly, nel suo libro "Atlantis - The antidiluvian world" (1882) , si chiede se Platone scrivesse a proposito di un'autentica catastrofe, e lui è convinto di sì.

Del resto anche nei tempi moderni si è visto quanto può risultare devastante l'azione di terremoti, maremoti ed eruzioni vulcaniche. Lo studioso americano rilevò inoltre delle affinità tra le leggende "diluviane" di diverse culture del mondo (dall'Egitto al Messico) e segnalò i punti di incontro tra i manufatti rinvenuti sulle opposte sponde dell'Oceano Atlantico. Circa settant'anni dopo, l'americano Sprague de Camp, nel suo libro "il mito di Atlantide e i continenti scomparsi" confuterebbe alcune affermazioni che Donnelly avrebbe fatto durante le sue ricerca, ad esempio che la civiltà egizia fiorì all'improvviso. Cinque anni dopo la pubblicazione del libro di Donnelly, entrò in scena la medium russa Helena Petrovna Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica. Nel suo libro "La dottrina segreta" , un commento all'opera "Le stanze di Dzyan" , la medium sostiene che la razza umana come la conosciamo oggi non sarebbe stata la prima ad abitare la Terra. Infatti sarebbero esistite altre razze. La prima (che è in un certo senso la "razza-madre") consisteva in esseri invisibili fatti di nebbia infuocata. La seconda si stanziò nell'Asia del nord. La terza si stanziò nel continente perduto di Mu, nell'Oceano Indiano, ed era costituita da esseri scimmieschi di grandi dimensioni, tuttavia privi di raziocinio. La quarta era quella degli atlantidei,i quali raggiunsero un elevatissimo grado di sviluppo ma si erano successivamente autodistrutti a causa di guerre interne causate e condotte da potentissimi maghi. La quinta era caratterizzata da una estrema fisicità, ed è quella attuale. La sesta e la settima (le future razze) saranno assai più eteree di quella attuale. Secondo la veggente russa, tutta la conoscenza delle civiltà passate non è andata perduta, ma è conservata nell'Akasa (o Akasha), l'archivio generale etereo della conoscenza. Pertanto la civiltà atlantidea diede un impulso decisivo allo sviluppo della civiltà egizia e non solo. Alla Società Teosofica diede un notevole contributo l'opera del londinese W. Scott-Elliott, il quale si dichiarava in grado di attingere alla dimensione akasica e dunque di ricostruire la storia di Atlantide e Lemuria… Nel 1904, il filosofo Rudolf Steiner diede alle stampe "From the Akashic records" , nel quale parla di Atlantide e Lemuria e asserisce che dal principio l'uomo era una creatura completamente evanescente il quale, col tempo, aveva acquistato una sempre maggiore solidità, divenendo schiavo della materia e di passioni fuorvianti e corruttrici. Nel 1924, lo scozzese Lewis Spence, nel suo libro "Problem of Atlantis" , sostenne di essere in possesso di prove geologiche dell'esistenza, nel tardo Miocene, di un vasto continente nella regione atlantica, continente che si sarebbe in seguito disgregato in tanti arcipelaghi; non essendo l'uomo antico un bravo navigatore, secondo lo studioso scozzese, gli scampati della civiltà atlantidea avrebbero trovato rifugio nelle isole più vicine. Tuttavia sono numerose le obiezioni che gli si possono muovere, specie quando (anche lui) afferma che la cultura egizia, quella cretese e quella sudamericana esplosero dal nulla… Curiosa è la storia del colonnello Percy H. Fawcett, amico dello scrittore Conan Doyle. Un bel giorno lo scrittore Rider Haggard gli presentò una pietra in basalto che presentava alcune singolari incisioni; il colonnello la affidò ad un sensitivo, il quale asserì che il reperto proveniva da una civiltà perduta e che sarebbe presto finito nelle mani di un uomo che altro non sarebbe se non la reincarnazione di un antico sacerdote appartenente a quella civiltà… Inutile dire che, dopo questo responso, Fawcett divenne un fervente sostenitore di Atlantide. Nel 1905,un gruppo di studiosi tedeschi annunciò di essere sulle tracce di un'antica civiltà, Tartesso, sulla costa atlantica della Spagna, nei pressi della foce del fiume Guadalquivir, conquistata dai Cartaginesi intorno al 553 a.C. Ebbene, secondo loro, Tartesso sarebbe Atlantide. Un'archeologa, Elena Maria Whishaw, è convinta che il territorio dell'odierna Andalusia sia stato colonizzato anticamente dagli scampati alla catastrofe della civiltà atlantidea: lei infatti compì studi sulla fortezza di Niebla e portò alla luce, nel Rio Tinto, un importante reticolo idraulico di alta ingegneria. Negli anni Trenta si fece avanti la teoria proposta dall'ingegnere minerario viennese Hans Hoerbiger.

Secondo lui, 250 milioni di anni fa la Terra possedeva una Luna diversa, una cometa attirata dal nostro campo gravitazionale; quando il corpo celeste si avvicinò alla Terra, gli oceani avevano ricoperto quasi tutte le terre emerse e le poche che erano scampate si rivestirono di uno strato di ghiaccio. Conseguentemente gli uomini si trovarono a dover vivere sulla cima dei monti più alti,dove la gravità più leggera aveva fatto sì che gli esseri umani divenissero dei giganti: nella Bibbia, infatti, si afferma la presenza di giganti. Quando infine la Luna esplose, la Terra venne flagellata da alluvioni e diluvi di proporzioni apocalittiche, i quali causarono la rovina di Lemuria e Atlantide. Dopo la morte di Hoerbiger, avvenuta nel 1931, la sua opera e la sua teoria vennero riprese dal suo discepolo Hans Schindler Bellamy. Ad ogni modo, le esplorazioni spaziali degli anni Sessanta hanno fatto notare che era senz'altro errato immaginare pianeti e corpi celesti ricoperti di ghiaccio (Hoerbiger riteneva altresì che la Luna fosse ricoperta di ghiaccio). Verso la fine degli anni Sessanta, l'archeologo greco Angelos Galanopoulos, sulla scorta degli studi compiuti sulla distruzione dell'isola di Santorini dal professor Spyrydon Marinatos, sostenne che la stessa catastrofe coinvolse anche Atlantide. Tuttavia molte sono le obiezioni da muovere a Galanopoulos, obiezioni di ordine cronologico e geografico, nate proprio dalla lettura dei testi platonici. A titolo di esempio, si nota che, secondo Platone, Atlantide sarebbe oltre le Colonne d'Ercole, le quali non sarebbero nel Peloponneso,come lo studioso afferma… Nel 1975, presso l'Università dell'Indiana, si tenne un convegno su Atlantide nel quale un importante numero di studiosi si trovo d'accordo sul fatto che altro non fosse se non un'invenzione letteraria e che non si dovesse dare eccessivo credito alle precedenti ipotesi e ai racconti di veggenti. Anche la versione di Cayce fu rigettata. Cayce diede indubbiamente un contributo importante alla questione "Atlantide" , nel corso delle sue "letture psichiche" . In particolare, si rilevano notevoli punti di contatto con l'ipotesi di Steiner e inoltre il veggente americano asserisce che Atlantide sia andata incontro a più distruzioni; tuttavia una parte dell'archivio di Atlantide si troverebbe sotto la Sfinge. Cayce predisse poi la risalita di Atlantide tra il 1968 e il 1969…non risulta che la profezia si sia avverata. Comunque, per informazioni più dettagliate rimando all'articolo che ho in precedenza scritto circa la sua figura . All'inizio del 1968, grazie ad un pescatore, fu rinvenuta una strada sottomarina a nord delle Bimini, nelle Bahamas. Si gridò alla grande scoperta me è necessario rilevare che, dagli elementi in possesso agli studiosi, non si può asserire di essere in presenza di resti di qualche misteriosa civiltà scomparsa. Circa la distruzione di Atlantide, attualmente si è propensi a ritenere accettabile (nonché credibile) quella proposta dal geologo inglese Ralph Franklin Walworth, secondo il quale la fine di Atlantide sarebbe in qualche modo legata al periodico ripetersi di ere glaciali nel passato del nostro pianeta… Similmente, lo studioso slavo M. Milankovitch asserisce che, periodicamente, il pianeta andrebbe incontro a variazioni cicliche della condizione climatica. Ma cosa avrebbe provocato le ere glaciali? Secondo Walworth, le eruzioni vulcaniche,con le loro proiezioni di gas nell'atmosfera. La parte più contestata della teoria del geologo inglese è la sua convinzione che il nucleo della Terra non sia una massa fluida contenente ferro…

  • secondo l'esploratore Leo Frobenius, si troverebbe nell'Africa Nera, nella regione nigeriana del fiume Yoruba;
  • ricollegandosi agli studi greci compiuti in materia,secondo l'archeologo Nicholas Platon (siamo negli anni '60), i quattro palazzi cretesi scoperti confermerebbero l'esistenza di quattro re in pace fra loro, come i sovrani atlantidei; successivamente,a seguito di cataclismi, la civiltà minoico-micenea sparì all'improvviso,proprio come Atlantide.
  • Certamente,questa ridda di ipotesi non risolve la questione. Può sicuramente dare un ausilio orientativo su Atlantide ma resta comunque aperta la domanda di fondo circa la sua veridicità storica,la sua ubicazione, la sua civiltà e la sua fine.

    AGGIORNAMENTI SU ATLANTIDE

    Nel numero 33 del settimanale “Oggi” (15 agosto 2007) è riportato un interessante articolo che aggiunge un tassello alle varie teorie su Atlantide già riportate in un mio precedente articolo. Un settantottenne docente pisano, il prof. Marcello Cosci, il quale da tempo si occupa di aerofotointerpretazione ed elaborazione computerizzata di immagini satellitari per la ricerca e lo studio di siti archeologici sepolti, nel suo libro “Dai satelliti le prime immagini della mitica Atlantide” (Felici Editore) ipotizza, sulla base di rilievi, che la mitica Atlantide fosse sita nell’isola di Sherbro, al largo della Sierra Leone. Nello specifico, la sua ricerca prese il via nell’estate del 2004 quando, in vacanza al mare, acquistò l’edizione economica ( “Atlantide. L’ultima verità. Nelle Ande la soluzione al più grande mistero di tutti i tempi” )di una ricerca di Jim Allen, che lo appassionò in modo tale da decidere di approfondire le ricerca riguardo a quella tematica, prendendo come punto di partenza i “Dialoghi” platonici. A detta dello studioso, Platone parla scrive sempre di Atlantide come di un’”isola”( nello specifico, come luogo geografico, collina protetta da cerchi di terra e mare e come Impero), e questo potrebbe essere stato in qualche modo fuorviante per i ricercatori. Ad una più attenta lettura dei “Dialoghi” , è possibile evincere che Atlantide sarebbe stata ubicata in un punto dell’Oceano Atlantico e sarebbe stata una sorta di “isola-Impero” dalla quale un governo di dieci fratelli amministrava le altre isole dello stesso mare, parte della zona continentale e sulle colonie presenti in Europa e in Etruria. Detto Impero, pertanto, estendeva la sua influenza sino alle famigerate Colonne d’Ercole. Per una nutrita schiera di ricercatori, il mitico sito deve essere ricercato nei fondali marini; secondo il professor Cosci, sarebbe un errore. Analizzando la fonte platonica, il ricercatore pisano rilevò che il cataclisma che aveva distrutto Atlantide ( e cancellato tutte le forme di vita) aveva semplicemente ricoperto di fanghiglia e melma la collina, i cerchi di mare e il canale di collegamento tra la metropoli e il mare: pertanto, se i suoi calcoli sono corretti, l’isola doveva trovarsi ancora lì, dove il filosofo greco aveva indicato fosse sita. On singolare determinazione, il ricercatore pisano adottò, quale strumento di ricerca, le moderne tecnologie informatiche: nello specifico, si servì delle immagini registrate dai sensori satellitari in diverse fasi dell’anno, nella consapevolezza che le stagioni, il tasso di umidità e la presenza di nuvole possono influire tutt’altro che positivamente sulla rilevazione di manufatti sepolti. Analizzò tutte le immagini di tutte le isole dell’ Oceano Atlantico fino a quando si imbatté nell’isola di Sherbro, al largo della Sierra Leone: lo spettro dei colori metteva palesemente in evidenza delle tracce di umidità presenti nel sottosuolo, segno della presenza dei cerchi concentrici di terra e mare che circondavano la collina ove viveva la famiglia reale e, inoltre, sulla stessa collina sono visibili i resti delle antiche mura ed è altresì visibile il vasto canale che la collegava col mare e col notevole porto. L’ultima cosa da fare, ora, è scavare, anche se non sarà un’impresa facile: infatti detta isola e quasi totalmente priva di infrastrutture e il sito da analizzare è alquanto vasto. Ma il professor Cosci sembra possedere una notevole riserva di grinta e convinzione.

    Fonti:

    - Colin & Damon Wilson, "Il grande libro dei misteri irrisolti", Edizioni Mondolibri, Milano 2003 - Platone,"Crizia" (scaricato dal sito www.filosofico.net) - Platone,"Timeo", in "Dialoghi", Edizioni Einaudi,Torino 1970, nella versione di Francesco Acri, a cura di Carlo Carena.. -rivista "Focus"; Ivan Vispiez "Atlantide era qui?"

    “Oggi”, n. 33, 15 agosto 2007, Maria Elena Mancuso, “Atlantide? Io l’ho trovata e fotografata”

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