Thule paradisiaco luogo di segreti
a cura di Aroldo Antonio
Il termine "Thule" è stato utilizzato, per la prima volta, dall'esploratore greco Pitea (Pytheas) per indicare un territorio allora sconosciuto raggiunto dopo circa sei giorni di navigazione in direzione nord partendo da quello che oggi è il Regno Unito.
I diari di viaggio della spedizione intrapresa dall'esploratore greco, partito da Marsiglia tra il 330 a.C. e il 325 a.C. sono probabilmente i documenti nei quali deve essere apparso per la prima volta un termine specifico per definire quella che oggi è conosciuta come Islanda.
Questa approssimazione è dovuta al fatto che non è rimasta traccia di tale documento (il cui titolo originario era "Intorno all'Oceano" ) se non su testi di altri studiosi che di esso ne hanno riferito i contenuti. La maggior parte degli scienziati dell'antichità infatti non credettero al racconto di Pitea e alla descrizione della prima osservazione dei fenomeni di buio e luce prolungati (i sei mesi invernali e i sei mesi estivi) ad esclusione dei geografi e matematici come Eratostene ed Ipparco che erano già giunti in via teorica alla conoscenza astronomica dei movimenti della volta celeste e dell'inclinazione dei raggi solari a seconda delle stagioni.
Sono state fatte altre ipotesi riguardanti la possibilità che il termine Thule si riferisca alla isole Shetland piuttosto che alle isole Faroe, all'isola di Saarema o alla città di Trondheim (Norvegia) , ma le descrizioni di quella terra "di fuoco e di ghiaccio nella quale il sole non tramonta mai" sembrano calzare quasi a pennello alla nazione islandese.
Col tempo gli stessi Romani utilizzarono il termine "Ultima Thule" per indicare tutte le terre aldilà del "mondo conosciuto" e da qui il termine ha sempre rappresentato più un idea che un luogo geografico ben definito. Con il passare del tempo è stato associato finanche a contrastanti miti quali Atlantide, lo Shangri-La hymalaiano, la terra misteriosa popolata dagli Iperborei o a terre remote e poco conosciute dell'area sud groenlandese.
Questa breve premessa ci introduce ad un argomento ben più recente e che riguarda le ipotesi che di questa terra si faccia chiara e specifica menzione all'interno dell'opera Dantesca della Divina Commedia. Sebbene la cosa abbia a dir poco dell' "Incredibile" nelle pagine che seguono troviamo la spiegazione tecnico geografico-scentifico e letterale di tale affermazione.
Ringraziamo il suo autore Giancarlo Gianazza che ha prodotto e "scovato" tali significati all'interno dell'opera di Dante Alighieri.
Sottolineiamo come queste "novità" possano in futuro stravolgere i metodi di lettura e i significati che fino ad oggi sono stati attribuiti non solo all'opera dantesca ma anche ad una buona parte dei fondamenti della cultura occidentale e del susseguirsi di avvenimenti storici e di come questi ultimi, fino ad oggi, siano stati tramandati.
"Tibi serviat ultima Thyle" ( Virgilio, Georgiche, libro I, 30).
Con questo verso Virgilio, invocando l'ultima Tule, voleva augurare a Ottaviano di espandere il suo impero sino alle favolose terre del più remoto settentrione.
L'individuazione geografica di questa isola nordica non ha mai trovato sino ad ora una risposta sicura ed univoca.
Grazie alla decodifica di alcuni versi della Commedia secondo un codice basato sulla cartografia è ora possibile individuare nell'Islanda l'ultima Tule.
Ai versi 52 e 53 di Purgatorio XXXIII è possibile individuare un gioco di parole la cui soluzione è data due
versi dopo: TULE, la mitica terra del nord. TU-LE è al verso 55 : alla distanza di 55° in longitudine dal
meridiano di riferimento del tempo, quello di Gerusalemme, si trova l'Islanda.
Non può trattarsi di casualità, la combinazione delle 2 sillabe TU-LE compare solo due volte nei 14.233 versi
della Commedia.
Procediamo, quindi, alla lettura dei versi 62-64 ricercando nel significato letterale delle parole altri possibili riferimenti geografici.
L'espressione "essere eccelsa lei tanto" si riferisce alla massima latitudine dell'Islanda.
In quel punto, in corrispondenza delle due penisole che si protendono nel mare una a est e l'altra a ovest, l'isola, in questione, è lambita dal Circolo Polare Artico, il parallelo posto a "66°33' N". Al verso 66 di Purgatorio XXXIII, con il numero del verso e il numero del canto è indicato il Circolo Polare Artico. L'Islanda è sì travolta ne la cima, tagliata a nord alla latitudine di 66°33' N, così come indicato
dai riferimenti numerici del verso.
"Purgatorio XXXIII":
"Tu nota; e sì come da me son porte, Prendi nota delle due lettere TU
così queste paro-le segna a' vivi e parimenti a quanto fatto prima segna anche le lettere LE
54 del viver ch'è un correre a la morte.
E aggi a mente, quando tu le scrivi, scrivi TULE
di non celar qual hai vista la pianta posizione dell'isola
57 ch'è or due volte dirubata quivi. che per la seconda volta è rivelata in modo nascosto QUI
Qualunque ruba quella o quella schianta,
con bestemmia di fatto offende a Dio,
60 che solo a l'uso suo la creò santa.
Per morder quella, in pena e in disio
cinquemila anni e più l'anima prima
63 bramò colui che 'l morso in sé punio.
Dorme lo 'ngegno tuo, se non estima Dorme il tuo ingegno se non individua anche
per singular cagione essere eccelsa per la sola latitudine tanto elevata
66 lei tanto e sì travolta ne la cima". TULE, in sostanza quindi, secondo i versi danteschi, sarebbe così tagliata a nord dal Circolo Artico, "66°33' N".
È necessario anche rilevare che le due penisole al nord corrispondono alle fronde dilatate verso l'alto dell'albero del giardino dell'" Eden" e la latitudine alla sua eccezionale altezza.
È necessario affermare anche che Dante, come dimostrazione della teoria approntata da Giancarlo Giannazza, nel 33° canto del Purgatorio il "Sommo Poeta" scrive:
"Dante, perché Virgilio se ne vada,
non pianger anco, non piangere ancora;
57 ché pianger ti conven per altra spada".
Quasi ammiraglio che in poppa e in prora
viene a veder la gente che ministra
60 per li altri legni, e a ben far l'incora;
in su la sponda del carro sinistra,
quando mi volsi al suon del nome mio,
63 che di necessità qui si registra,
vidi la donna che pria m'appario
velata sotto l'angelica festa,
66 drizzar li occhi ver' me di qua dal rio".
Come abbiamo visto la combinazione di sillabe TU LE è presente in soli due punti della Commedia, al verso 55 del Purgatorio XXXIII e al verso 63 di Inferno XXXIII. I numeri dei versi in cui la parola compare corrispondono alle coordinate geografiche che permettono di individuare l'isola in modo univoco. "TULE ( 63°N, 55°W )" .
Anche per il nome Dante, quindi, si ripropone con modalità del tutto analoghe quanto visto per la parola TULE.
Nella Commedia il nome Dante compare solo al verso 55 di Purgatorio XXX ed è richiamato in
modo indiretto ma preciso solo in un altro punto pochi versi più avanti.
Al verso 63 di quello stesso canto Dante afferma, infatti, che è assolutamente necessario registrare il suo nome. Egli, infatti, proprio lì, in quel verso, (che di necessità QUI si registra). Il senso dell'espressione usata è chiaro: il nome
Dante va immaginato scritto a chiare lettere anche al verso 63. Chiaro è anche il motivo: al dato di
longitudine fornito pochi versi prima con l'occorrenza del nome Dante va necessariamente affiancato il dato di latitudine per poter indicare anche in questo caso la ormai nota posizione geografica di TULE.
DANTE ( 63°N, 55°W ).
La stessa combinazione di numeri, questa volta abbinata, al nome Dante non può avere che un'unica
possibile lettura: Il poeta sta confermando il fatto di essere stato effettivamente a quella latitudine ed a quella longitudine, in Islanda.
La probabilità dell'occorrenza ai versi 55 e 63 in uno dei cento canti della Commedia è inferiore all'uno per cento.
La probabilità che avvenga proprio in uno dei sei canti in cui è descritto il giardino dell'Eden è inferiore a 0,1%.
Andando avanti, con l'analisi del testo dantesco, dobbiamo rilevare, ancora, una cosa molto importante. Nel 28°, 97-99, e nel 33° canto, 97-102, c'è, infatti, la descrizione dei fenomeni di natura geologica tipici dell'isola.
In altre parole Dante sembra, infatti, addirittura descrivere i cosiddetti geyser.
Le coordinate dei due punti all'estremo nord dell'isola lambiti dal Circolo Polare Artico.
TU LE compare al verso 55: a 55°ovest da Gerusalemme il meridiano del centro Islanda
equidistante dalle due penisole nel nord dell'isola lambite dal Circolo Polare Artico;
TU nota è a inizio verso 52: a 52°ovest da Gerusalemme si trova il punto della penisola nord-
orientale;
QUIVI è a fine verso 57, per cui 58°da Gerusalemme: esattamente a quella distanza in longitudine
si trova il punto della penisola nord-occidentale.
Lo schema di decifrazione di questi versi di Purgatorio XXXIII risulta ormai ben delineato.
Nell'ultima terzina è data la posizione dell'Islanda alla sua massima latitudine: l'isola è "tagliata" a nord dal Circolo Polare Artico. Le parole essere eccelsa lei tanto suggeriscono il fatto che in questo punto sia indicata la latitudine massima dell'isola.
Nelle prime due terzine, invece, è data la posizione in longitudine dei due punti nel nord dell'isola in cui il Circolo Polare Artico lambisce l'Islanda. Coerentemente con la decodifica cartografica che stiamo operando, le parole del viver ch'è un correre a la morte abbinate al sorger del sole a oriente ed al suo tramontare (correre a la morte) a occidente, suggeriscono il fatto che in questo punto siano indicate le distanze in longitudine in direzione ovest dal meridiano di riferimento del tempo, quello di Gerusalemme. Il primo punto in cui rilevare il valore della distanza è ben evidenziato all'inizio delle due terzine con l'espressione TU nota; il secondo esattamente alla fine delle due terzine: per la seconda volta la posizione dell'isola è celata QUI.
Latitudine massima dell'isola: 66°33' N
Distanza in linea di longitudine da Gerusalemme: 55°W
Punta nord-orientale( 66°33' N, 52 W ) e Punta nord-occidentale ( 66°33' N, 58 W)
Le due penisole al nord corrispondono alle fronde dilatate verso l'alto dell'albero del giardino dell'Eden e la latitudine alla sua eccezionale altezza.
La latitudine della costa meridionale dell'isola.
TU LE compare al verso 55 di Purgatorio XXXIII: a 55°ovest da Gerusalemme si trova l'Islanda;
TU LE compare anche e solamente in un altro punto della Commedia, al verso 63 di Inferno
XXXIII: il numero del verso questa volta dovrà necessariamente indicare un dato di latitudine per
poter essere abbinato al dato di longitudine rilevato con l'altra occorrenza del termine TULE.
I due punti della Commedia in cui compare la combinazione TU LE, individuano la posizione
dell'isola a 55°di longitudine da Gerusalemme e poco più a nord dei 63°di latitudine.
La sintesi di quanto codificato nei versi in cui compare il riferimento a TULEè quindi la seguente:
TULE ( 63°N, 55°W ).
Giancarlo Gianazza V. 63 queste misere carni, e tu le spoglia
La parola Tule è all'interno del verso e indica, quindi, un valore di compreso tra i 63 ed i 64 gradi: accanto e prima del verso può comparire solo il numero intero. La costa sud islandese si sviluppa in modo irregolare tra i 63°23' N ed i 64°N.
Nel 28° canto, 139-144, c'è una corrispondenza mitologica del purgatoriale Giardino dell'Eden, trasfigurazione allegorica dell'Islanda, con la mitica Tule. Anche Giulio Verne, grande scrittore molto legato ai circoli esoterici, individua in uno dei vulcani sepolti dal ghiaccio l'entrata per il suo "Viaggio al centro della Terra".
A questo punto è necessario chiedersi qual è il motivo per cui Dante Alighieri abbia scelto la misteriosa Islanda come luogo in cui ambientare la sua più grande opera?
Giancarlo Giannazza, partendo dallo studio dei dipinti del Botticelli, in particolare "La Primavera" , e sostenendo che in essi fosse celato il mistero di alcuni passaggi della Divina Commedia è arrivato alla dimostrazione di un emblematico viaggio intrapreso da Dante nel lontano 1319.
Se poi al Botticelli si affiancano le figure di Leonardo da Vinci e Raffaello il passaggio è a dir poco inquietante e capace di riscrivere la lettura dell'opera Dantesca se non dell'intera cultura occidentale.
L'aspetto più singolare e incredibile è che secondo gli studi compiuti da Gianazza nel Purgatorio e nel Paradiso. In queste due cantiche del sommo poeta, come abbiamo già visto, verrebbero indicate con estrema precisione le date di questo viaggio e la posizione geografica di un punto esatto della superfice d'Islanda corrispondente al giardino dell'Eden dantesco; una zona posta in prossimità del fiume Jökulfull (centro-sud) ed in particolare del suo sottosuolo.
In questa zona, in una cavità sotterranea segreta di 5 m x 5, secondo Dante (ed il Gianazza), un manipolo di cavalieri avrebbe seppellito il "Segreto dei Templari".
Fantasia? Realtà? Mito? Difficile dirlo e al momento dimostrarlo ma sta di fatto che le ultime ricerche sul campo e le innumerevoli verifiche incrociate dell'opera Dantesca e dei dipinti rinascimentali incominciano a combaciare.
Non solo; secondo alcuni documenti islandesi risalenti all'epoca su indicata (la saga di Snorri, una delle poche giunta interamente fino ai nostri giorni e tuttora conservata nella capitale islandese) si fa riferimento ad una misteriosa spedizione di "cavalieri meridionali" nel 1217. Una presenza a dir poco anomala e che ha dell'eccezionale per la storia di Islanda ma che allo stesso tempo nessun storico è mai riuscito a giustificare. Una spedizione dei Cavalieri Templari alla ricerca di un luogo dove seppellire i propri segreti?
Inoltre pare proprio che tale cavità esista effettivamente così come dimostrato da rilevazioni compiute con l'ausilio di georadar e tomografia elettrica fatte appositamente e recentissimamente da esperti in questo tipo di prospezione del sottosuolo provenienti dall'Italia e da altri paesi del mondo accorsi sul luogo.
Tutto ciò è soltanto una "Grossa Coincidenza"?
Una cosa, però è certa: le coincidenze sono solo circonstanze in perenne attesa di qualcuno che abbia il "Semplice Coraggio" d'esaminare il loro nesso logico.
Fonti:
http://www.islanda.it/new/
http://www.voyager.rai.it/category/0,1067207,239-1069526,00.html
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