|
La regina di Saba: chi era costei?
a cura di Alberto Rossignoli
La storia della regina di Saba, appena accennata dalla Bibbia, ha per secoli ispirato poeti, scrittori e artisti, superando per popolarità altre famose figure femminili dell’antichità.
Eppure il racconto occupa poco spazio nell’Antico Testamento: in sintesi, dice che, avuta notizia della sapienza di re Salomone, la regina di Saba decise di metterlo alla prova con alcuni enigmi.
La regina si recò quindi a Gerusalemme con un corteo di giovani e con cammelli recanti aromi, oro e pietre preziose.
Salomone rispose a tutti i suoi quesiti e lei, soddisfatta, fece ritorno nel suo regno del sud.
Sulla base di recenti scavi archeologici nel tempio di Bilqis (Yemen) e delle ricerche sul suo mito, oggi sembra accertato che la regina di Saba non fu solo un personaggio biblico.
Gli arabi la chiamavano Bilqis. Gli etiopi Makeda. Lo storico ebreo Flavio Giuseppe (I secolo d.C.) Nikaula. I Greci la Minerva Nera. La regina compare nel Corano e in testi arabi successivi, che la descrivono con ricchezza di particolari: secondo la tradizione araba, dopo la prova degli enigmi e lo scambio dei doni, la regina di Saba non se ne andò subito. Prima ebbe il tempo di sposare Salomone.
I cristiani copti aggiungono che la regina, andando a letto con Salomone avrebbe contribuito a fondare il regno d’Etiopia: dal suo rapporto sarebbe nato Menelik che, una volta cresciuto, andò a Gerusalemme per farsi riconoscere dal padre. Poi Menelik tornò in Etiopia con l’Arca dell’Alleanza.
Come spiega Jean Louis Ska, che insegna esegesi dell’Antico Testamento al Pontificio Istituto Biblico di Roma, un punto a sfavore della reale esistenza della regina di Saba è che tutto ciò che la Bibbia fa risalire a prima dell’850 a.C. non è confermato da fonti storiche.
E l’incontro fra Salomone e la regina, prosegue Ska, sarebbe avvenuto, nella cronologia biblica, intorno al X secolo a.C. Inoltre è necessario ricordare che parecchi racconti biblici sono derivati da una retrodatazione dei fatti. Ad esempio, si sa con certezza che gli Ebrei avevano contatti commerciali (da lì è possibile il contatto con i racconti riguardanti la regina) col regno di Saba, ma questo a partire dall’epoca del secondo tempio di Gerusalemme, ossia intorno al V secolo a.C.
Come aggiunge Ska, è anche vero però che l’esistenza di diverse fonti sulla regina sarebbe un indizio per sostenere che si tratti di una storia vera, benché condita con esagerazioni. Nel mondo antico, del resto, era difficile inventare, ma alquanto facile abbellire: il primo tempio di Gerusalemme, edificato da Salomone, se venisse ritrovato, probabilmente ci apparirebbe solo un piccolo santuario. E forse le consorti del re furono solo qualche decina e non 700.
Ma c’è un altro motivo valido per ritenere la regina di Saba un personaggio realmente esistito.
Come spiega Ska, quando si cerca di isolare i fatti dalle finzioni narrative della Bibbia, gli studiosi si basano spesso sul principio di contraddizione: tanto più una storia urta contro la morale dell’epoca, quanto più è da reputarsi verosimile.
Scopo del racconto biblico era glorificare re Salomone la cui fama di sapiente giunse sino a un grande regno lontano, il cui governante decide di fargli visita. Ma questo governante è una donna, la regina di Saba. Nella società ebraica del tempo le donne erano poco considerate. Se si fosse deciso di creare una leggenda, sarebbe stato più coerente coi tempi usare la figura di un grande re. Dunque, il fatto che si parli di una grande regina potrebbe rivelare un nucleo di verità storica.
E la tradizione araba?
Se è vero che l’incenso per il tempio di Gerusalemme proveniva dallo Yemen, proprio nell’Arabia del sud, secondo racconti che circolavano molto prima del Corano (VI secolo d.C.), era presente una grande civiltà. E lo stesso testo sacro dell’Islam si riferisce ad un popolo di Saba adoratore del Sole, scomparso per una rottura di una grande diga a Marib, nell’attuale Yemen.
E una cosa è certa: opere idrauliche e dighe che avevano reso fertili migliaia di ettari di terra sono state trovate dagli archeologi non lontano da Marib, a 120 km dalla capitale yemenita Sana’a. Qui c’è anche il tempio di Bilqis, un santuario che prendeva già nell’antichità il nome della regina di Saba (Bilqis) nella tradizione araba.
E la sua datazione coinciderebbe con l’epoca della regina di Saba.
L’archeologa statunitense Marilyn Phillips Hodgson, a capo di un team internazionale di esperti, dal 1998 ha ripreso gli scavi iniziati mezzo secolo fa dal fratello Wendell, con la speranza di provare l’esistenza storica della regina di Saba. Dai ritrovamenti e dalle rilevazioni finora in loro possesso, si può sperare che un domani verrà alla luce qualcosa di più specifico che riporta alla regina, magari un’iscrizione o un regalo col nome di Salomone.
Abdu Ghaleb, direttore incaricato degli scavi dell’American Foundation for the Study of Man, è diretto nell’affermare che la regina sia veramente esistita.
Per l’islamista Giovanni Canova, dell’Università di Venezia, è importante che il mito della regina di Saba sia trasversale a diverse fedi religiose.
E aggiunge che ci sarebbero prove storiche dell’esistenza di regine, nella penisola arabica,che si sarebbero rifiutate di pagare i tributi agli Assiri: la regina di Saba potrebbe essere stata tra queste.
Il testo antico che parla più ampiamente della regina e il Libro delle Spose. L’autore, Ta’labi, raccolse intorno all’anno Mille la tradizione scritta e orale sull’argomento.
Nel libro si dice che l’upupa ammaestrata di Salomone portò alla regina a Marib, nell’area del santuario di Bilqis, un invito a corte. Lei rispettosamente accettò, ma prima mandò i suoi ambasciatori con splendidi doni.
L’incontro avvenne a Gerusalemme e, nella versione araba, fu sconcertante: Salomone risolse la maggior parte degli enigmi postigli dalla regina, ma perché fu aiutato dai ginn (semi-divinità, geni di creazione divina).
Il re poi svenne prima di risolvere l’enigma più difficile (“Quale è la vera essenza del Signore?”).
Alla fine la regina, che adorava il Sole, si convertì.
Come si è visto, la ricerca, in qualsiasi ambito, per essere fruttuosa, è bene che sia condotta su più ambiti, su più fonti e più punti di vista…in maniera olistica ed aperta, dunque: man mano, si riuscirà a far chiarezza ove chiarezza non c’è, sebbene i tempi non siano corti.
Ma, del resto, non vale la stessa cosa per la vita umana stessa?
Fonti:
Focus, 7/2002; Franco Capone, La verità sulla regina di Saba
|
|