|
Raimondo di Sangro
a cura di Alberto Rossignoli
Di antichissima e nota famiglia, Raimondo di Sangro nacque a Torremaggiore (provincia di Foggia) il 30 gennaio 1710, settimo principe di Sansevero; i suoi genitori: Antonio di Sangro e Cecilia Gaetani d'Aragona.
Il padre apparteneva a una dinastia militare e la madre era figlia di intellettuali, pertanto furono assai importanti ai fini dell'educazione del giovane principe.
Dopo la morte della moglie, il padre, preda del dolore ancor bruciante, non si volle più occupare di Raimondo e,prima di rinchiudersi in un convento per il resto dei suoi giorni, lo affidò al nonno e successivamente fu avviato alla carriera militare, dopo un periodo di studio presso i Gesuiti, entrando nel Regio Esercito napoletano.
Ancor giovane ufficiale, compose un' "Enciclopedia universale sull'arte della guerra" e un "Trattato sui sistemi di fortificazione" , realizzando peraltro alcune fortunate invenzioni, ad esempio la "carrozza anfibia" .
Narra un aneddoto che, ancora studente presso i Gesuiti, riuscì a realizzare un palco mobile, mediante corde, argani e ruote, il tutto celato agli spettatori, senza che si vedesse un solo uomo azionare i meccanismi.
Raimondo di Sangro condusse ricerche in molti campi dello scibile umano e…non solo.
Attraverso la mediazione del re Carlo III di Borbone, suo estimatore, entrò a far parte dei Rosa+Croce, confraternita che fece la sua comparsa in Europa tra il XVII e il XVIII secolo e mantenendosi inalterata sino ad oggi.
L'atto di nascita della confraternita è la "Fama Fraternitatis" , pubblicato a Cassel nel 1614; secondo il documento, la confraternita avrebbe visto la luce all'inizio del XV secolo ad opera di un certo Christian Rosenkreutz, il quale intendeva custodire i segreti esoterici che aveva accumulato nel corso de tempo, in particolare nei suoi viaggi in Oriente. Per maggiori informazioni (e per ragioni di correttezza) rimando all'articolo sui Rosa+Croce presente all'interno del sito.
Nel 1744 Raimondo di Sangro entrò a far parte della Massoneria per mezzo di Felice Gazzola, un ufficiale di artiglieria di cui aveva fatto la conoscenza nel corso della campagna contro gli austriaci impegnati nella riconquista di Napoli.
La Massoneria è una dottrina esoterica che si rifà alle Leggi della Libera Muratoria e si prefigge di trasformare l'uomo, partendo da uno stadio di iniziale ignoranza per poi giungere ad un uomo nuovo mediante prove e acquisizione di conoscenze esoteriche; l'origine della Massoneria si rifà alla corporazione dei Liberi Muratori di cui troviamo testimonianze nell'antico Egitto. Pare inoltre che i Liberi Muratori abbiano contribuito alla costruzione del Tempio di Salomone a Gerusalemme.
Alcuni studiosi ritengono che la Moderna Muratoria sia nata il 24 giugno 1717, allorquando quattro Logge inglesi si riunirono in un'osteria di Londra e si fusero, originando la Gran Loggia Madre e codificando il Rito Scozzese Antico ed Accettato.
Il papa Benedetto XIV, nel 1751, scrisse all'ambasciatore del re Carlo III, manifestando il suo disappunto per il diffondersi della Massoneria nel Regno delle Due Sicilie: ciò decretò la fine dell'esperienza massonica del settimo principe di Sansevero.
Il suo spiccato polemismo nei confronti dell'ambito religioso lo indusse persino a negare risolutamente il miracolo di San Gennaro: per confermare la sua tesi, tentò di riprodurre chimicamente il fenomeno. Una cosa è certa: agli occhi dei contemporanei, Raimondo di Sangro non poté godere di buona stima, vuoi per il suo eclettismo culturale,vuoi per il suo contrasto con la religione, vuoi per gli aneddoti e le voci che circolavano sul suo conto.
Se tuttavia desiderano analizzare in maniera più completa la sua figura e la sua vita, dobbiamo entrare nella sua dimora, in piazza San Domenico Maggiore, a Napoli: qui aveva sede il suo laboratorio.
Se entriamo nella "Capella della Pietatella" , possiamo vedere una serie di statue, tra le quali alcune ritraggono membri della famiglia del di Sangro; c'è chi dice che dette opere vadano lette secondo un'ottica esoterica. Consideriamo infatti i loro titoli: "il Decoro" (di Antonio Corradini), "la Liberalità", "il Disinganno" (rappresenta Antonio di Sangro, padre del nostro personaggio)," lo Zelo della Religione", "la Pudicizia" (rappresenta la madre di Raimondo di Sangro), "la Sincerità", "l'Educazione" (di Francesco Queriolo), "la Soavità" (di Paolo Persico), "il Dominio di se stessi" ( di Francesco Celebrano), "l'Amore Divino" (di Antonio Corradini), "il Cristo Velato" (di Giuseppe San Martino).
All'interno della stessa cappella è sito il sarcofago del principe però…senza le sue spoglie mortali.
In particolare, se desideriamo addentrarci nel vero e proprio mistero relativo alla vita e all'opera di questo misterioso e controverso personaggio, dobbiamo accedere al suo laboratorio, in cui realizzò strumenti e si dedicò a studi decisamente avanti con i tempi (forse anche troppo, per i suoi contemporanei…): ne è un esempio il "lume eterno" , una speciale lampada che poteva rimanere accesa per mesi senza che si riscontrasse una diminuzione del peso del combustibile, il quale, a detta del principe, fu realizzato con ‹‹le ossa dell'animale più nobile che sia sulla terra, e le migliori sono appunto la testa delle quali mi sono servito››. Secondo le tradizioni dell'epoca, l'"animale più nobile" che utilizzò Raimondo di Sangro potrebbe essere l'uomo…
Ma ciò che più colpisce l'occhio de visitatore sono le cosiddette "macchine anatomiche": un uomo e una donna, negroidi, che appaiono come due scheletri attorno ai quali si dirama, con singolare completezza, l'intero sistema vascolare.
Ora, non si sa esattamente come si sia potuti arrivare a ottenere questo:c'è chi parla di una mirabilmente precisa ricostruzione mediante la cera d'api e c'è chi…la pensa diversamente.
Secondo la tradizione, i due sarebbero morti accidentalmente e il principe avrebbe loro inoculato una sostanza in grado di rendere il sistema circolatorio, unitamente ad alcuni organi, "metallici".
Tuttavia altri fanno notare che, perché l'operazione andasse a buon fine (e la sostanza, dunque, potesse effettivamente attraversare l'intero apparato circolatorio e,in definitiva, tutto il corpo), era necessario che i soggetti fossero vivi durante le fasi dell'esperimento…
In sintesi, i dubbi che toccano la mente sono:
i soggetti erano vivi o no durante l'esperimento?
dal momento che la siringa ipodermica sarà inventata da Gabriele Pravaz (1791-1853) e dunque non esisteva nel periodo in cui il principe effettuava i suoi studi., cosa può effettivamente aver usato per iniettare la sostanza?
quale sostanza può aver utilizzato Raimondo di Sangro?
Sembra che Raimondo di Sangro (ma è solo un'ipotesi avvolta peraltro dalla nebbia del dubbio) intendesse realizzare il Golem…
Cos'è il Golem?
Nella tradizione ebraica, è una creatura, un essere, fatto da mano umana con la stessa tecnica usata da Dio per creare Adamo e dargli la vita, utilizzando però il potere di certi rituali magici.
Nei confronti del suo creatore, detto Golem assume un comportamento che può essere ambiguo: può essere un fedele e umile servo oppure può assumere atteggiamenti aggressivi e ostili.
Secondo la leggenda, per dare vita a questo essere, si deve scrivere sulla sua fronte la parola ebraica "emeth" (="verità" ) mentre per distruggerlo è necessario cancellare la prima lettera, così da ottenere la parola ebraica "meth" (="morte" ).
Appare evidente come il Golem sia altresì un simbolo di come l'uomo aneli a possedere la divina potenza creatrice, in un atto di superbia.
La sera del 22 marzo 1771 sopraggiunse la morte per Raimondo di Sangro: secondo il referto medico, il principe è deceduto ‹‹per malore cagionato dai suoi meccanici esperimenti››…il che può non essere sufficiente spiegare le dinamiche esatte di quanto è avvenuto quella sera.
Cosa è successo veramente?
Piccola nota: davanti al tribunale dell'inquisizione di Roma, Cagliostro dichiarò che aveva appreso le sue conoscenze in ambito alchemico in quel di Napoli, pero opera di un certo principe che si dedicava con profitto a studi in ambito chimico…
Fonti:
Massimo Centini, "Misteri d'Italia", Newton Compton Editori, Roma 2006
|
|