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Piogge anomale
a cura di Alberto Rossignoli
Da tempi remoti, i cronisti hanno narrato vicende relative a piogge di strani oggetti, sovente di pesci, rane e sangue: anche la Bibbia ne parla. Generalmente, nell'antichità e nel Medioevo, questi avvenimenti sono stati oggetto di interpretazione simbolica da parte di sedicenti profeti, divenendo, prevedibilmente, indicazioni di imminenti sventure o comunque di grandi cambiamenti.
Tra le testimonianze più antiche riguardanti l'Italia, si ricorda un libro del 200 d.C., I Dipnosofisti, in cui si narra che in Sardegna cadde una pioggia torrenziale di rane.
Un interessante esempio di come nel mondo antico certi segni straordinari fossero interpretati profeticamente ci giunge dall'opera di Giulio Ossequente (autore della fine del IV secolo d.C.), il Libro dei prodigi. Nel suo scritto, Ossequente raccoglie tutta una serie di fenomenologie anomale verificatesi nei circa due secoli precedenti la nostra era. Egli fu un cronista che si trovò a vivere in un periodo di transizione storica, e percepì dunque le inquietudini tipiche di una cultura della decadenza non più in grado di tener testa all'emergente cristianesimo.
Furono altresì realizzati dei "supplementi" a cura di Corrado Licostene (pseudonimo di Corrado Wolffart, che rese pubblica l'opera mutila di Ossequente).
Tuttavia è opportuno dire che se alcuni fenomeni nell'antichità erano considerati prodigi e vennero letti esclusivamente come espressione della volontà degli dei, in epoca medievale la concezione profetica era ancora considerata importante, non foss'altro che per l'autorità dei suoi sostenitori, nonché per la mancata evoluzione su basi sperimentali delle osservazioni naturalistiche; nel Rinascimento rimaneva sostanzialmente immutata, nonostante alcune voci discordanti.
Ad ogni modo, quello che rende interessante il lavoro di Ossequente è che i 131 fatti prodigiosi narrati sono interpretati come segni profetici e subitamente posizionati nella storia coeva, in genere, la casistica riscontrabile è costituita da fenomeni celesti, visioni, suoni, calamità, anomalie geologiche e biologiche, ritenuti indicatori di imminenti sventure, come al solito.
Relativamente alla pioggia di pesci, rane e sangue, si hanno numerose testimonianze anche più recenti, come quella fornita dal canonico don Mario Ciaccio, il quale raccolse i fatti più inusuali avvenuti nella sua città, Sciacca, dal XVI al XIX secolo. Ivi, il 7 luglio 1707, cadde dal cielo una pioggia del colore del sangue e, nel 1737, piovvero rane e fuliggini.
Con spirito (saggiamente) illuminista, il religioso ipotizzava che la pioggia color sangue fosse causata alla sabbia finissima, talora rossastra, proveniente dal Nord Africa portata dal vento di scirocco.
Invece, per spiegare la pioggia di rane e pesci serviranno degli anni: secondi i meteorologi, sarebbe sufficiente, a produrre la detta fenomenologia, sarebbe bastevole una combinazione atmosferica di venti forti, prodotti da piccoli tornado tipicamente estivi, e di luoghi adatti, ad esempio fiumi,laghi, paludi. Le correnti ascensionali risucchiano tutto ciò che trovano e poi lo trasportano in quota spostandolo sovente per qualche chilometro. Ad un certo momento, le nuvole di queste tempeste improvvise si aprono lasciando cadere il loro carico. Detta spiegazione non è da tutti condivisa.
Più misteriosa è la pioggia dei cosiddetti "capelli d'angelo" : si tratta di una sostanza costituita da sottilissimi filamenti che si adagia sui corpi, sul terreno, sulle piante, producendo una sorta di densa ragnatela. La prima testimonianza documentata di questo fenomeno risale al 1741.
Interessante rilevare che, in tanti metri quadrati di questi singolari filamenti, gli studiosi asseriscono che non sia mai stato trovato un ragno; alcuni testimoni hanno osservato che, nelle aree in cui si è verificato il fenomeno, spesso erano visibili piccoli bozzoli di quella stessa materia scendere fluttuando dal cielo.
Detti "capelli d'angelo" sono stati segnalati anche in concomitanza con presunti avvistamenti di oggetti volanti non identificati.
In Italia, il fenomeno iniziò ad essere considerato e studiato nella seconda metà del XIX secolo. Per la precisione, tutto ebbe inizio a Genova, la mattina del 14 febbraio 1870: si verificò una caduta di quell'anomalo materiale, il quale fu raccolto e successivamente analizzato nell'Istituto Tecnico della città. Risultò composto per il 66 % di sabbia (silice con residue tracce di creta), per il 15 % di ossido di ferro (ruggine), per il 9 % di carbonato di calcio, per il 7 % di materia organica e per il resto di acqua. La materia organica conteneva particelle simili a spore, granelli di amido, frammenti di diatomee e globuli blu cobalto non identificabili.
In tempi più recenti, a seguito della raccolta di "capelli d'angelo" rinvenuti dopo una serie di avvistamenti ufologici, sono stati condotti approfonditi studi (anche sotto la spinta del CICAP), i cui risultati sono divergenti: quelli del CNR tendono ad avallare la tesi dell'origine biologica (connessa agli aracnidi) mentre quelli del Consiglio Scientifico del Centro Ufologico Nazionale, ritengono si tratti di filamenti di materiale sintetico (forse rayon).
Che dobbiamo dunque pensare? Oggetti caduti da aerei? Materiale proveniente dallo spazio? Scherzi di buontemponi e perdigiorno? Oppure…
Premettendo che la truffa è sempre dietro l'angolo, specie nell'ambito del paranormale e del mistero, perché tante sono le persone che si approfittano della credulità (causata e connessa ad una scarsa cultura, spesso e volentieri), è necessaria un'analisi maggiormente approfondita della fenomenologia qui riportata, con metodo e rigore scientifico, cosa che non cesserò mai di raccomandare.
Fonti:
Massimo Centini, "Misteri d'Italia", Newton Compton Editori, Roma, settembre 2006
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