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Il Piccolo Popolo
a cura di Alberto Rossignoli
Folletti, gnomi, leprecauni, nani, fate, elfi: il piccolo popolo, insomma.
Ma cos'è? Come è composto?
Fondamentalmente, qui siamo in presenza di creature umanoidi di dimensioni ridotte, che vivono a stretto contatto con la natura, tenendosi più lontano possibile dal consorzio umano.
Praticamente ogni regione del mondo ne ospita una variante, come avremo modo di vedere nel prosieguo del presente articolo, ma sono diffusi in modo particolare nelle regioni nord-europee, ove parecchie persone si dicono convinte della loro reale esistenza.
Basti pensare che in Malanda è stata realizzata, non troppi anni fa, una mappa per il genio civile di Reykjavik delle abitazioni di nani e altre creature soprannaturali, allo scopo di evitare che la strada in costruzione potesse correre nel mezzo di un loro insediamento, turbandone la vita. E sempre a Reykjavik è stata fondata una scuola avente come finalità quella di erudire i visitatori in merito alle scoperte fatte circa il rapporto tra umani ed elfi.
A differenza di quanto accaduto con le sirene, relegate in un passato mitico, gli avvistamenti e finanche gli incontri con rappresentanti del piccolo popolo sono continuati pressoché sino ai nostri giorni, benché molte delle testimonianze più recenti si esprimano in termini di contatti con intelligenze extraterrestri.
Cosa dimostra questo? Fondamentalmente che la psiche dell'uomo moderno, in relazione ai possibili incontri col Soprannaturale, non è poi così cambiata rispetto a quella dei suoi antenati, in particolar modo in relazione alla classificazione della fenomenologia esperita personalmente e fenomenicamente.
Come afferma il professor Duccio Canestrini, antropologo, gli gnomi dei boschi altro non sarebbero che proiezioni dell'intelligenza intuitiva dell'uomo, come del resto si è sempre fatto con le divinità, antropomorfizzandole.
Infatti, detto atteggiamento avrebbe dato origine agli dei dell'Olimpo e, in parallelo, anche a tanti piccoli spiriti di natura, dal carattere alquanto vario e imprevedibile.
Vi è altresì una interessante leggenda irlandese che spiega la difficoltà a vederli.
Narra che la prima donna ebbe vergogna di mostrare a Dio alcuni dei suoi figli, a causa del loro aspetto trasandato; Dio, accorgendosene, sentenziò che questi figli sarebbero stati nascosti anche agli uomini, oltre che a Lui. Da quei bambini si originò la stirpe degli elfi.
Si può delineare una sommaria classificazione composta da quattro macrocategorie:
gnomi: originari del nord-Europa, anche se si sono diffusi nei secoli in larga parte del mondo. Appaiono come omini barbuti e saggi, che indossano un berretto rosso e sono accompagnati da aggraziate figure femminee che trovano la loro dimora nelle selve e possiedono un carattere alquanto timido ma, al contempo, altruista e generoso.
Il primo a utilizzare il termine "gnomo" fu il medico, filosofo ed esoterista elvetico Paracelso, nel XVI secolo, sostenendone la derivazione dal termine greco "gnome" ("intelligenza"). A Paracelso si attribuisce altresì il concetto di "esseri elementari", vale a dire, espressione dei quattro elementi (acqua,terra, fuoco, aria).
Ebbene, gli gnomi sarebbero niente meno che gli spiriti elementari della terra, i depositari dei segreti della natura e del linguaggio degli animali. Viene tramandato che siamo alti tra i 15 e i 20 centimetri (berretto compreso), capaci di spostarsi aggrappati alla pelliccia dei lupi o sul dorso dei germani reali.
nani: di più antica tradizione, di origine germanica, sono legati alla fertilità della terra, Essi trascorrono la loro vita nel sottosuolo, in quanto intolleranti alla luce e all'aria fresca.
Tutti i nani sono di sesso maschile e, per riprodursi, devono scolpire un nuovo nano nella roccia, per poi dargli vita mediante un segreto rituale magico.
elfi: derivanti sempre dalla tradizione germanica, sono creature intermedie tra dei e uomini e abitano la luce, l'aria e i fiori; sono avvolti da una intensa luminescenza dalla quale deriverebbe il loro nome (alla radice del termine "elfo" vi è infatti il latino "albus", "bianco"). Hanno carattere alquanto bizzoso e burlone.
folletti: minuscole creaturine con le orecchie a punta e di indole maligna; anch'essi abitano i boschi e infatti l'irlandese leprecauno (lungo naso rubizzo, barba appuntita, lunghi capelli) è un folletto che custodisce le pentole zeppe d'oro sepolte, si dice, alla fine dell'arcobaleno. Gli irlandesi gli sono molto affezionati, tanto da non dimenticarsi mai di lasciare per lui un bicchiere di latte sulla finestra.
Relativamente alla non sempre serena convivenza tra uomo e piccolo popolo, è opportuno ricordare che, nella tradizione dei nativi americani Arapaho e Shoshoni esiste una leggenda che vale la pena menzionare.
Quando le tribù si trasferirono nell'odierno Wyoming, dovettero, prima di piantare il loro insediamento, scacciare i "piccoli" autoctoni: come prova dell'avvenuto scontro ci sarebbe una (controversa) mummia, alta 50 centimetri circa, rinvenuta nel 1932 in una caverna del Wyoming da due cercatori d'oro ivi avventuratisi.
Sottoposta ad esame radiografico, la mummia risultò essere di un adulto.
Tuttavia, nel 1979, il referto venne preso in esame dal professor George Gill, docente di antropologia all'Università del Wyoming, il quale giunse alla conclusione che i resti appartenevano ad un povero neonato o ad uno sventurato feto totalmente privo di materia cerebrale (anencefalico), con proporzioni in tutto simili a quelle di un adulto.
Altre mummie di controversa e ardua interpretazione furono rinvenute nel 1921 sull'isola di San Blas, al largo di Panama, e nel 1925, nel Kentucky (USA) .
In presenza di un numero così basso di ritrovamenti, è lecito supporre la fondatezza delle leggende poc'anzi esposte?
A mio avviso, supporne la fondatezza forse no, in effetti: ma si prendano almeno in considerazione i dati in vista di future conferme e smentite, dal momento che, in ogni caso, la questione esiste e non è intellettualmente onesto negare.
E questo vale non solo per il presente caso, ma per tutta la ricerca in ambito paranormale: tuttavia tratterò di questioni metodologiche in un prossimo scritto.
Ma proseguiamo con il tema dell'articolo in questione.
Ora, nell'ipotesi che tutto il piccolo popolo altro non sia che una favola per bambini e nulla più, a quali ipotesi potrebbero aggrapparsi gli antropologi?
Ve ne sono essenzialmente tre, sommate altresì all'inveterata tendenza dell'uomo ad antropomorfizzare praticamente tutto ciò che lo circonda:
1)l'esistenza di minuscole creature (specie se di indole maligna) poteva forse spiegare alcune malformazioni umane;
2)i racconti su elfi, nani e gnomi potrebbero esser visto la luce da fatti reali (e vergognosi, peraltro), come ad esempio l'esistenza di bambini sfruttati nelle miniere e/o abbandonati;
3) il riferimento a popolazioni umane di ridotte dimensioni, come i Pigmei africani, già noti all'antichità greca.
Ad ogni modo, il fenomeno si è profondamente radicato nella nostra cultura, influenzando in modo particolare non soltanto la produzione editoriale, ma anche quella cinematografica: la saga di Harry Potter è solo un esempio tra tanti che si potrebbero fare.
Geografia essenziale del piccolo popolo
Alven: elfi olandesi, piccoli ed evanescenti, che cambiano spesso forma. Viaggiano di notte, lasciandosi trasportare dal vento, in bolle di sapone o gusci d'uovo.
Bergleute: nani tedeschi, sono instancabili minatori; sarebbero stati loro ad ospitare Biancaneve.
Brownies: casalinghi elfi, alti circa 20 centimetri, furono i primi abitanti elfici della Scozia; rimettono in ordine le case degli umani in cambio di un po' di cibo.
Callicantzaroi: elfi greci e albanesi, malvagi, dall'aspetto orribile e quasi ciechi. Narrasi che siano l'incarnazione di antiche divinità ben decise a non scomparire.
Chin Chin Kobakana: elfi giapponesi, protettori delle case.
Domovoy: folletti russi, dall'aspetto di nani, con viso rugoso e bianchi capelli; di indole gentile, abitano fedelmente e stabilmente le case degli uomini e nottetempo accarezzano il volto dei dormienti.
Erduitle: folletti delle Alpi svizzere, piccoli come bambini, con piedi di anatra deformi, che nascondono sotto un lungo mantello.
Goblin spiritelli francesi, maligni, orribili e misantropi.
Gremlins: folletti statunitensi, alti dieci centimetri circa (ma possono rimpicciolirsi a loro piacimento), amanti della tecnologia al punto tale che, si dice, devono il carburante dei velivoli.
Monacielli: folletti italiani (diffusi in particolare nel meridione) paffuti e burloni, prendono la loro denominazione dalla tunica con cappuccio da monaco che indossano sempre; sono guardiani di tesori sepolti e miniere abbandonate, ma soltanto per trecento giorni l'anno.
Menehunas: elfi polinesiani, vivono nelle foreste e indossano vesti tipicamente polinesiane; sono anch'essi guardiani di tesori e, qualora catturati, esaudiscono desideri in cambio della libertà.
Omino del sonno o Sabbiolino: folletto italiano che vaga nottetempo per le campagne, recando seco un sacchetto di sabbia, che lancia negli occhi dei bambini che non vogliono dormire.
Pixie: folletto inglese, esile e con una voluminosa testa; irascibile e scontroso, evita tanto gli altri esseri del piccolo popolo quanto gli umani, ma manifesta commozione per le canzoni d'amore.
Troll: creatura presente in area scandinava, è l'equivalente (ridotto) dell'orco; di aspetto non piacevole, con un lunghissimo naso, è maligno e sembra sia nemico giurato degli gnomi.
Zip: minuscole creature messicane, indossano un elmetto e una lancia ma, a in contrasto con l'aspetto minaccioso, sono alquanto timide e proteggono le creature delle foreste.
Fonti:
Focus, n. 112, febbraio 2002; Marta Brambilla Pisoni e Lorenzo D. Mariani, Il piccolo popolo
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