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Personalità multiple
a cura di Alberto Rossignoli
Davvero è possibile essere posseduti da personalità multiple?
Leo Nahon, primario presso l'Azienda Ospedaliera Riguarda - Cà Granda di Milano, lo definisce come un "affascinante quesito della psichiatria". Detto disturbo comunque esiste benché, come sostiene, le rappresentazioni cinematografiche e letterarie tendono ad enfatizzare, sovente distorcendoli, gli aspetti discordanti delle diverse personalità.
Secondo il professor Giovan Battista Cassano, docente di psichiatria all'Università di Pisa, questo disturbo è più diffuso di quanto si creda; attualmente, la maggior parte dei casi viene diagnosticata negli Stati Uniti, dove si riporta una frequenza di tre casi su cento ricoveri psichiatrici. Tuttavia, a detta del professor Cassano, ciò è dovuto unicamente al fatto che hanno imparato a riconoscerlo e a diagnosticarlo prima di noi: tra circa una ventina d'anni non è escluso che in Italia si avrà la medesima frequenza.
Nello specifico, di cosa si tratta?
Oggi, peraltro, è opportuno puntualizzare, gli psichiatri parlano di "disturbo dissociativo di identità": la personalità, dunque, è e resta una sola, tuttavia è frammentata, e compaiono così più identità (generalmente due o tre, ma possono comparirne anche una decina) che sono consapevoli l'una dell'altra, come se agissero indipendentemente.
Alla base delle personalità multiple vi è la "dissociazione", ossia la perdita della consapevolezza di sé, un evento che, entro una certa misura, colpisce un po' tutti noi: ad esempio quando guardiamo soprappensiero lungo strade a noi ben note e all'improvviso ci accorgiamo di essere giunti a destinazione. La stessa ipnosi è un esempio di "dissociazione" : durante la trance, si annulla la percezione di ciò che ci sta attorno, perché ci si concentra su altri stimoli.
Come spiega il dottor Marco Baranello, psicologo romano esperto di disturbi gravi della personalità, la dissociazione può assurgere a meccanismo di difesa: questo avviene tipicamente durante l'infanzia, nel caso di gravi e ripetuti traumi, come il maltrattamento e l'abuso sessuale.
Ora, cosa fa il bambino per sopportare il peso di detti traumi?
Inventa un'altra personalità, in genere cattiva, che merita quindi il dolore che le viene inflitto, ed è questa a subire gli abusi. In tal modo, il bambino si salva e può crescere ignorando traumi che avrebbero effetti devastanti su di lui.
Come puntualizza il dottor Baranello, il sistema appare essere efficace a tal punto che il bambino inventa personalità sempre nuove.
È opportuno sottolineare che non tutti i bambini maltrattati o trascurati adottano tale strategia comportamentale: lo fa soltanto chi possiede una ricca vita interiore, una fervida immaginazione e una certa predisposizione alla dissociazione.
Solitamente, il disturbo viene diagnosticato in età adulta; ciò che induce le personalità a palesarsi è spesso un preciso evento, benché non clamoroso e i sintomi non sempre sono uguali.
Come osserva il dottor Giuseppe Miti, psichiatra e psicoterapeuta romano che da vent'anni si occupa di personalità multiple, sovente gli psichiatri scambiano il disturbo per isteria o per schizofrenia e, mediamente, prima della diagnosi possono passare sette anni.
Alcuni indizi che devono far riflettere: la tendenza a parlare di se stessi in terza persona o in prima persona plurale, i ripetuti vuoti di memoria, le incongruenze nei racconti e la spiccata capacità di sopportazione del dolore (spesso i malati si procurano automutilazioni: una personalità cerca di danneggiare l'altra). Ad ogni modo, una caratteristica sempre presente è la facile ipnotizzabilità, in diretta corrispondenza all'abilità a dissociarsi: infatti, è sotto ipnosi che emergono le diverse personalità, con una fenomenologia comprendente la xenoglossìa, la modificazione del timbro vocale, dell'atteggiamento , del movimento e la modifica della calligrafia.
Mediante un percorso di psicoterapia, che può durare anche anni, si cerca di far emergere le varie personalità e di metterle a confronto, al fine di integrarle tra loro, benché questo non sia sempre possibile:infatti, a volte le personalità restano separate, ma si riesce a farle interagire in modo positivo e coordinato.
Nel 1960, una donna di 37 anni, tale Sybil (pseudonimo dell'artista Shirley Ardell Mason, recentemente scomparsa) si presentò alla psichiatra Cornelia Wilbur. Sotto ipnosi, Sybil narrò di abusi e torture subite dalla madre. Per superare i traumi, aveva creato ben sedici personalità, due delle quali maschili, che subivano i maltrattamenti al posto suo.
Il suo caso fu reso pubblico nel 1973, a seguito dell'interessamento di una giornalista che ne trasse il libro Sybil, che divenne ben presto un best seller e nel 1977 un film tv con l'attrice Sally Field.
Il risultato fu un'epidemia di personalità multiple: tutti casi veri?
A detta dello psichiatra americano Herbert Spiegel, ancora oggi, il disturbo dissociativo di identità è spesso un prodotto dell'attesa del terapista e dell'apporto del paziente, ambedue vittime di suggestioni cinematografiche e letterarie.
Tuttavia, sono presenti alcuni segnali che fanno riflettere: ad esempio, alcuni tracciati elettroencefalografici hanno rilevato modificazioni in relazione all'apparire di diverse personalità e, nondimeno, nel passaggio tra una personalità e l'altra, la risonanza magnetica mostra un aumento di attività nella regione temporale e nell'ippocampo.
Come vanno interpretati questi segnali?
Fonti:
Focus, n. 132, ottobre 2003; Marta Erba, Uno nessuno centomila
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