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Il mistero di Paul McCartney
a cura di Alberto Rossignoli
Secondo una diceria, che si diffuse rapidamente verso la fine degli anni Sessanta,in realtà fu McCartney il primo componente dei Beatles a morire, deceduto nel 1966 a seguito di un incidente automobilistico.
Per non far finire rapidamente il famoso gruppo, fu presto trovato un sosia per rimpiazzarlo, tale Billy Shears.
Mediante la chirurgia plastica e un po' di peluria facciale per coprire le cicatrici (anche George, Ringo e john si fecero crescere barba e baffi in ossequio alla moda), i Beatles continuarono ad entusiasmare le folle.
Si dice che McCartney sia piuttosto riluttante a farsi fotografare…
I Beatles, tuttavia, non riuscirono a tenere nascosta la verità e disseminarono di accenni i loro album e le loro canzoni alla morte di Paul.
La copertina dell'album Abbey Road, ritrae i Beatles che attraversano la strada con Lennon vestito di bianco, come un ministro del culto, Starr in nero, come chi porta a spalle una bara, Harrison vestito da becchino. McCartney, scalzo, non sta al passo con gli altri, forse perché…è morto.
La targa di una Volkswagen è 28IFLMW, vale a dire, Paul avrebbe avuto 28 anni, se fosse stato vivo all'epoca dell'incisione del suddetto album, e LMW starebbe per "Linda McCartney piange" .
Il verso "Come together/Over me" , si riferirebbe ai tre componenti rimasti, in piedi accanto a Paul mentre questi giace nella camera ardente, mentre "Your Mother Should Know" ("Tua madre lo sa"), indicherebbe la persona più qualificata per distinguere il vero Paul dal rimpiazzo.
La nota copertina di Sergeant Pepper è ancora più esplicita, con una folla di gente famosa già morta e i Beatles al centro, attorno a Paul, dietro a una corona floreale con scritto il nome del gruppo.
Ai bordi di una fossa sepolcrale stanno statue che riproducono la band.
Prendendo uno specchietto e appoggiandolo perpendicolarmente tra le parole "Lonely" e "Hearts" , sulla grancassa della batteria, si può leggere una cosa come "He ^ Die" ("Lui ^ Morire"), con una sorta di freccia puntata verso Paul.
Vi è anche una chitarra-basso per mancini, come quella che suonava McCartney, con tre corde a simboleggiare i restanti Beatles, e una bambola con un vestito a righe, con in mano un'automobilina: rappresenterebbe l'attrice Jane Asher (con cui McCartney ebbe una relazione), bagnata di sangue, con l'automobile del famigerato e fatale incidente stradale di cui sopra.
Nella parte interna della copertina è ritratto Paul con un distintivo su un braccio, su cui si leggono le lettere OPD, che starebbero per "Officially Pronounced Dead" ("Ufficialmente dichiarato morto").
Il testo recita: "Permettetemi di presentarvi l'unico, il solo Billy Shears/ e la Sergeant Pepper's Lonely Hearts Club Band".
Mentre She' s Leaving Home svelerebbe giorno e ora dell'incidente, quando recita ""Mercoledì mattina alle cinque" , come confermerebbe anche Good Morning, Good Morning, "Non si può fare nulla per salvargli la vita", "Gente che va di qua e di là/ sono le cinque", che descrive altresì come Paul, in un momento di distrazione, causò l'incidente:" Guardi le sottane e cominci a slittare/ adesso hai ingranato la marcia".
Nel brano A day in the Life, si racconta di un uomo che "Si bruciò il cervello in un'auto", mentre "Una folla di gente stava a guardare/ avevano già visto la sua faccia".
Questa teoria circola da quando un certo Fred LaBour, studente della Michigan University e musicista, la elaborò sul quotidiano Daily nel 1969.
La sua versione citava anche il brano I Am The Walrus, sostenendo che "walrus" in greco significa "morte" (cosa non vera), mentre, nella copertina, una mano visibile dietro la testa di Paul sarebbe un simbolo mistico della sua morte.
Anni più tardi, LaBour dichiarò al Nashville Tennessean che la gente lo chiamava per domandargli se McCartney era veramente deceduto. E, lui, ridendo, rispondeva che non poteva saperlo: del resto, era solo uno studentello…
Ipotesi affascinante, ma sinceramente pare che tutte le prove addotte siano un po' adattate allo scopo.
Fonti:
James McConnachie - Robin Tudge, Complotti e cospirazioni, Antonio Vallardi Editore, Milano, 2005.
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