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La misteriosa scomparsa di Glenn Miller

a cura di Alberto Rossignoli

Miller

Il 24 dicembre 1944, una notizia ufficiale segnalava che il maggiore Glenn Miller (già direttore della banda musicale delle forze armate americane), atteso a Parigi, risultava disperso nel corso del volo Londra-Parigi; dal 15 dicembre non si avevano più sue notizie. Qualche cenno biografico sul personaggio. Nato a Clarinda (Iowa), nel marzo 1904, all'età di tredici anni aveva appreso a suonare la tromba e si era pagato gli studi all'Università del Colorado suonando in orchestre di modeste dimensioni. A vent'anni era entrato nella band di Ben Pollack e nel decennio successivo si fece conoscere a New York come arrangiatore e trombettista suonando con Red Nichols, Smith Ballew e i fratelli Dorset. Alla radio, aveva avuto un certo successo un orchestra approntata nel 1934 per Ray Noble, mentre invece la band formata da Miller stesso non aveva avuto successo. Nel 1939 si verificò il punto di svolta: la sua orchestra si era esibita al Glen Island Casino, in un sobborgo di New York; alla gente piacque la novità introdotta dalla musica dolce, trascinante, morbida di Miller. All'inizio degli anni '40 conobbe l'attore David Niven, un'amicizia che, come si vedrà, giocherà un ruolo di una certa rilevanza nella scomparsa del musicista. Come segno di attaccamento alla patria, nel 1942 Glenn Miller si unì alle forze armate ed ebbe qui modo di organizzare una band il cui compito sarebbe stato quello di intrattenere i soldati in missione all'estero. Fu spedito a Londra (la scelta fu fatta da Niven), ma, naturalmente nell'esercito inglese. Nel 1944, Niven organizzò un tour di sei settimane per la band di Miller, che avrebbe dovuto iniziare il 16 dicembre: quel giorno, il gruppo avrebbe dovuto raggiungere Parigi. Stando alla testimonianza del luogotenente Don Haynes ( agente di Miller, incaricato di studiare in dettaglio il piano del tour), il 12 dicembre, mentre lui e Miller stavano rientrando nel loro hotel londinese, Miller comunicò all'impresario (nonché amico e commilitone) l'intenzione di anticipare di un giorno la partenza, dovendo partecipare ad un ricevimento cui teneva in modo particolare. Malgrado le cattive condizioni meteorologiche, decollò il giorno seguente, per scomparire letteralmente nel nulla. Attualmente sappiamo ciò che accadde al suo aereo. Mentre stava attraversando la Manica, all'altezza di Dieppe, si verificò un guasto al motore; il pilota fu costretto ad effettuare un ammaraggio di fortuna a non più di 10 km ad ovest di La Touquet, non lontano da Dieppe in direzione nord. L'aereo fu rintracciato nel 1973 da un palombaro privato. Non vi era carburante, cosa che faceva pensare ad una rottura del circuito idraulico di alimentazione il quale, non permettendo più di tenere la velocità necessaria a mantenere il velivolo in quota, ne aveva cagionato la caduta. Per quanto strano possa sembrare, all'epoca a nessuno venne in mente questa soluzione, eppur così semplice e perfettamente logica. Due giorni dopo la sciagura, a Parigi, il pubblico, in attesa per il concerto, si sentì dire che il signor Glenn Miller non era presente; la sua morte venne annunciata tre giorni dopo. La moglie di Miller, Helen, non voleva credere a questa storia. Nel febbraio 1946, un certo colonnello Donnell, rispondendo ad una domanda di Helen, aveva dichiarato che il marito, quel funesto giorno, non si era imbarcato su un aereo passeggeri, ma su un aereo da combattimento, decollato da Abbots Ripton Field (presso Huntington) e diretto a Bordeaux: com'è possibile, se il marito doveva andare a Parigi? Lo scalpore che ne era comprensibilmente scaturito aveva indotto qualcuno ad immaginare una congiura del silenzio, un cover-up, e, prontamente, uno stuolo di ricercatori si scatenò alla febbrile ricerca di novità. Uno di questo, un ex-ufficiale della RAF di nome John Edwards, rifiutando l'ipotesi del complotto, tentò di dimostrare (inutilmente) che il musicista si trovava davvero nell'aereo sul quale era sparito: Washington negò l'utilizzo delle informazioni presenti su Glenn Miller. Un altro graduato della RAF, il capo squadriglia Jack Taylor, riuscì ad ottenere il MACR (Missing Air Crew Report): non solo la firma sul documento era illeggibile, ma dallo stesso si evinceva soltanto che , all'epoca dei fatti, non era stata nemmeno avviata una ricerca per ritrovare Miller. Non si perse, tuttavia, d'animo e si mise in contatto con un altro ex pilota della RAF, tale Wilbur Wright, divenuto nel frattempo uno scrittore di successo, con, inoltre, molto tempo a disposizione. Questi si recò al Centro ispettivo e di sicurezza dell' AIR Force degli Stati Uniti a Norton (California), chiedendo la documentazione presente in archivio sul volo maledetto: niente da fare, nessun rapporto presente. Tuttavia, scorrendo la lista generale delle persone disperse, si rese conto che, nel dicembre 1944, ben otto aerei dello stesso tipo avevano subito la medesimo sorte, svanendo praticamente nel nulla. Era chiaro che qualcosa non andava. Nel gennaio 1987 Wright, esasperato dopo un lungo ed infruttuoso scambio di missive con varie agenzie governative, si era attaccato al telefono e aveva chiamato gli uffici preposti, esigendo di parlare con il responsabile più alto in grado. Era stato fatto parlare con un certo George Chalou, cui aveva spiegato (registrando la telefonata) di essere in cerca di notizie sulla scomparsa di Glenn Miller e avergli raccontato di aver battuto praticamente tutte le strade, Si sentì rispondere che i files relativi a Miller erano al momento tenuti sotto chiave a tempo indeterminato. Non risolse nulla, se non irritare un indisponente burocrate. L'Ufficio archivi di Washington fece nel frattempo pervenire agli uffici della divisione incidenti del dipartimento della Virginia il file a suo tempo richiesto: i documenti, tuttavia, non contenevano niente di straordinario, tranne confermare che il MACR, dopo un'attenta perizia, risultò falsificato e manipolato.

Altre cose contribuirono, nondimeno, ad insospettire Wright, prima fra tutte, l'amicizia che legava lo scomparso musicista all'attore David Niven, il quale, come già scritto era praticamente il suo agente e aveva organizzato il tour parigino. Nonostante questo, Niven, nella sua biografia La luna è un pallone non cita nemmeno Glenn Miller: perché? Sempre nell'autobiografia di Niven vi è un'altra clamorosa omissione. Quando Miller era scomparso, Niven si trovava a Parigi, impegnato ad organizzare un tour per Marlene Dietrich, una comune (e cara) amica. La battaglia con la quale l'esercito del Reich tentava di rilanciare la sfida agli alleati era iniziata il giorno stesso della scomparsa del musicista, quando la Dietrich (di nazionalità tedesca, e dunque esposta ad accuse di spionaggio e alto tradimento) era stata fatta rapidamente rientrare a Parigi. Niven telefonò al colonnello Hignett (un collega in Inghilterra) per convincerlo a predisporre una squadra per recuperare e portare in salvo l'attrice: questi rifiutò, asserendo di non avere a disposizione più alcun uomo. Neppure questo episodio viene menzionato nell'autobiografia: perché? Da queste reticenze, Wright dedusse che Niven era perfettamente a conoscenza di ciò che era capitato a Miller e non si trattava di un "semplice" incidente. Secondo Herb Miller (fratello del musicista), Glenn non aveva mai lasciato l'Inghilterra ed era morto di cancro: ma allora perché tutta quella reticenza? Un'altra eventualità proposta da Wright è che l'aereo su cui viaggiava sia stato abbattuto dalla contraerea tedesca. Stando ad un'altra voce, Miller sarebbe stato fatto prigioniero ed inviato in un campo di concentramento (ove sarebbe deceduto), ipotesi smentita da Wright: i tedeschi lo avrebbero sicuramente reso pubblico. Una pista promettente sembra essere quella che conduce al luogotenente colonnello Normal Baessell, che si scoprì essere un poco di buono. Nel corso della sua ricerca, Wright si era imbattuto in una storia secondo la quale, durante quello sciagurato volo, Miller avrebbe scoperto Baessell a far uso di sostanze stupefacenti: quest'ultimo, accecato dalla collera, avrebbe ucciso il musicista, occultandone il cadavere. Avrebbe poi invertito la rotta ma, durante il ritorno, si sarebbe verificato il tragico incidente. Non vi sono prove a favore di questa storia. Una fra le versioni più interessanti è quella narrata da un certo Tennis Cottam. Questi, recatosi a Parigi, nel 1954, per acquistare un'automobile, si era sentito dire da un barista che, la sera in cui sarebbe scomparso, Miller sarebbe stato in realtà in quello stesso bar, e che se avesse desiderato maggiori informazioni, avrebbe dovuto attraversare la strada e bussare alla porta di un edificio che si sarebbe rivelato essere una casa di appuntamenti. La donna che gli aprì la porta gli rivelò che il suo ragazzo le disse di aver personalmente visto il corpo senza vita del musicista, ucciso perché a conoscenza di troppe informazioni sul mercato nero, a suo dire. Ma, se questo è vero, perché eliminare un uomo che era a Parigi da sole 24 ore, tempo troppo esiguo per venire a conoscenza di informazioni scottanti in merito al mercato nero? Da una serie di interviste con John Edwards, Wright aveva fatto emergere ulteriori precisazioni. Questi venne in possesso di un nastro registrato su cui un ingegnere della BBC, tale Teddy Gower, sosteneva di aver volato da Bovingdon fino all'aeroporto di Orly, a Parigi, il giorno in cui Miller avrebbe dovuto farlo (14 dicembre). Don Haynes aveva sostenuto che il musicista desiderava raggiungere Parigi il 14 e che quindi gli aveva prenotato un volo che sarebbe decollato da Bovingdon; poi però, secondo Haynes, Miller aveva cambiato idea, accettando la proposta di Baessell che l'avrebbe condotto a Parigi il venerdì: ma perché Miller avrebbe preferito un passaggio su un piccolo aereo (Miller odiava i piccoli aerei), rinunciando al suo comodo aereo? Edwards aveva dell'altro da raccontare. Ricevette una lettera da un veterano della seconda guerra mondiale, in cui sosteneva che Miller sarebbe morto in un ospedale militare di Columbus (Ohio) a seguito di ferite riportate: ciò parve assurdo. Un altro medico (che poi smentì tutto), tale dottor Pecora, sostenne che era presente al capezzale del morente Glenn Miller. Considerando il fatto che Miller era sempre vissuto nel New Jersey, Wright pensò di interpellare gli uffici del Registro di stato locali, chiedendo se avevano informazioni sul musicista; tuttavia, per una distrazione, invece di scrivere "Iowa" aveva scritto "Ohio". Dopo qualche giorno venne a sapere che, effettivamente, un certo maggiore Alton Glenn Miller era deceduto nell' Ohio nel dicembre 1944. Ad una successiva richiesta di conferma se si trattasse di "quel" Glenn Miller, si trovò davanti un muro di reticenza e, finanche di imbarazzo. Nel 1949, la signora Helen Miller, che nel frattempo era andata a vivere a Pasadena (California), aveva acquistato un pezzo di terra nel vicino cimitero di Altalena per costruire una tomba di famiglia con sei posti: tuttavia la famiglia consisteva soltanto di tre componenti per cui, anche ammettendo che nella tomba potessero trovar posto i genitori di lei, come spiegare il sesto posto? Dunque? Che è successo al maggiore Glenn Miller? Secondo Wright, Miller giunse a Parigi due giorni prima per partecipare ad un ricevimento ed incontrare l'attore Niven, il quale sarebbe stato successivamente occupato con la Dietrich, la quale, come si è visto, era in pericolo a causa della sua origine tedesca. Entro due giorni, Niven e l'attrice tedesca sarebbero rientrati a Parigi per incontrarsi con Miller. Quest'ultimo, nell'attesa, si sarebbe recato nella casa di appuntamenti sopra citata, ove sarebbe stato coinvolto in una rissa conclusasi con la sua morte. Come insabbiare tutto questo? L'occasione venne dalla sparizione di un piccolo aereo: con questo si giustificò la sua assenza al concerto parigino. Venne detto alla moglie che Glenn era morto a seguito di un incidente aereo, ma lei non volle mai crederlo. Queste le supposizioni di Wright, certamente fondate, come si è visto, su approfondite e pazienti ricerche. Tuttavia, aggiungo io, se si voleva coprire una morte che sarebbe stata giudicata "indecorosa" dall'opinione pubblica (ucciso in una rissa scoppiata in una casa di appuntamenti), non sarebbe stata forse eccessiva una congiura del silenzio anche a livello di agenzie governative, quasi avessero dovuto coprire segreti militari come, ad esempio, l'Area 51? Forse sì, forse no…chi lo sa? Io intanto mi ascolto una canzone di Glenn Miller…

Fonti:

Colin & Damon Wilson, "Il grande libro dei misteri irrisolti", Edizioni Mondolibri S.p.A, Milano, 2003

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