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Il libro di Oera Linda
a cura di Alberto Rossignoli
Nel 1876 compare a Londra un libro dal titolo “Libro di Oera Linda. Da un manoscritto del XII secolo” ; apparentemente non vi sono motivi per gridare alla falsificazione, dal momento che l’editore, Trubner & Co. , è uno dei più seri del panorama editoriale del tempo.
Si racconta che nel III millennio a. C. (quando vennero erette le grandi piramidi e il complesso megalitico di Stonehenge) esisteva nell’Europa del Nord una grande isola-continente, abitata da una razza avente un elevato grado di civilizzazione. Nel 2193 a.C. l’isola scomparve (come Atlantide) a seguito di cataclismi; tuttavia, superstiti riuscirono a trasferire altrove (anche in Egitto e a Creta) le loro conoscenze e la loro civiltà: nel Libro di Oera Linda si legge infatti che Minosse (re di Creta) era un frisone (originario della parte più settentrionale dell’odierna Olanda).
Era un falso? Se lo era, per gli studiosi poteva risalire al massimo al 1730 circa: momento storico in cui è difficile pensare che qualcuno possa mettere in atto una simile burla…più credibile in epoca Romantica, dato il desiderio di sfogare la personale immaginazione; infatti riesce piuttosto difficile pensare che, all’epoca di Federico il Grande e del letterariamente refrattario principe di Orange –Nassau potesse esserci stata una mente a tal punto fantasiosa da inventarsi una storia simile.
Vero è che, nel 1760, il celebre falso ritenuto proveniente dall’antica poesia gaelica (sic!), i versi di Ossian, in verità composti dal poeta inglese James MacPherson, aveva magnetizzato l’intera Europa; ma anche ammesso che il Libro di Oera Linda era il risultato di una simile operazione, perché era venuto alla ribalta soltanto nel 1848?
In base all’introduzione (scritta nel 1871), il libro era stato conservato presso la famiglia Linden (Linda?) da incalcolabile tempo ed era scritto in un idioma simile al greco; l’incipit era costituito da una lettera di un certo “Liko oera Linda” , datata 803 d.C., in cui l’uomo diceva che avrebbe dato tutto se stesso per conservare il libro, in quanto conteneva la storia e le gesta del suo popolo.
Nel 1848 il manoscritto era stato ereditato da un certo C. Over de Linden (versione moderna del casato di Oera Linda), quando il professor Verwijs, esimio linguista, aveva chiesto il permesso di esaminarlo, riconoscendo da subito nel linguaggio del libro l’antichissimo frisone, una forma arcaica di olandese.
Nel libro in questione, veniva narrata la storia di una grande isola-continente, Atland, sita all’incirca sulla stessa latitudine delle isole britanniche, per la precisione a nord delle coste olandesi, nell’odierno Mare del Nord, e ricollegato alla platonica Atlantide.
Atland godeva di un ottimo clima e di abbondanza di cibo e, fintanto che i suoi governanti si erano mantenuti retti e saggi, l’isola era rimasta in pace.
Il suo leggendario fondatore fu una donna di origini semidivine, Frya (la nordica Freya, la dea lunare?); gli abitanti dell’isola veneravano un unico Dio, Wr-alda. Frya era la prima di tre sorelle: le altre erano Lyda e Finda; Lyda aveva la pelle scura e diede origine alle popolazioni negroidi, Finda aveva la pelle giallastra e originò le popolazioni orientali, Frya aveva la pelle chiara.
Nel 2193 a.C. Atland fu inghiottita dall’oceano: del resto, se si ammette che Atland, come l’attuale Olanda, era sotto il livello del mare, non è difficile comprendere le cause e le dinamiche della catastrofe.
Confrontando questo testo con la testimonianza platonica, si è tentati di asserire che Atland non può essere Atlantide, visto che quest’ultima è collocata dal filosofo greco in un altro luogo…
Il libro di Oera Linda, poi, fu snobbato nel corso del tempo soprattutto perché la sua narrazione suonava poco familiare e i nomi riportati suonavano strani: tuttavia sembra essere storia vera, stando a quanto nell’opera stessa si dichiara.
In un libro successivo si parla a lungo di un valoroso guerriero, Friso, ufficiale di Alessandro Magno (nato nel 356 a.C.) citato anche in altre fonti nordiche, in cui viene detto che questo Friso giungeva dall’India, e nel Libro di Oera Linda viene fatto discendere da una colonia di Frisoni stanziatisi nel Punjab attorno al 1550 a.C..
Nel testo viene ricordato anche Ulisse e la sua ricerca della sacra lampada, trovata la quale, secondo le predizioni di una pitonessa, sarebbe divenuto re d’Italia; fallito il tentativo, fece vela per raggiungere un luogo chiamato Walhallagara (Walhalla?) dove ebbe una storia d’amore con la principessa Kalip (Calipso?) dalla quale aveva ottenuto una sacra lampada come quella che stava cercando; tuttavia, a seguito di un naufragio perdette tutto.
Dopo un secolo di oblio, il Libro di Oera Linda fu riscoperto da uno studioso inglese, Robert Scrutton, che nel suo libro “The Other Atlantis” , racconta come nel 1967, lui e la moglie,sensitiva, avevano avuto la terrificante visione di un diluvio. Otto anni dopo, nel corso delle sue ricerche, si era imbattuto in un antico testo letterario, “Le Triadi del Galles” , in cui si racconta che, molto prima che il Galles venisse unito alla Britannia, c’era stato uno spaventoso diluvio che aveva spopolato l’intera isola e solo una nave era riuscita a scampare. I superstiti si rifugiarono, secondo l’interpretazione dello studioso, nell’odierna Crimea, prima di scegliere luoghi a maggiori altezze (per via dei problemi di inondazioni, approdando anche in Italia, Germania, Francia, Britannia).
Scrutton aveva fatto riferimento anche alle narrazioni dei bardi gallesi, nonché al grande poema nordico Snorra Edda, circa i ricordi relativi a un grande diluvio.
Ora, nel suo libro, Scrutton si interrogò circa la natura della catastrofe che cancellò Atlantide dalla faccia della Terra e pensò che la causa potesse ricercarsi in un enorme meteorite precipitato sul Polo Nord; detto impatto avrebbe generato dei cataclismi a livello planetario (producendo altresì il cratere dell’Oceano Artico) e la civiltà atlantidea sarebbe stata coinvolta.
Nel Libro di Oera Linda, descrivendo probabilmente un’eruzione vulcanica che avrebbe distrutto Atlantide, si narra che, prima del diluvio, il cielo si oscurò e si formò una densissima nebbia; successivamente la Terra iniziò a tremare: infatti, supposto che il meteorite sia impattato sul Polo Nord, ciò avrebbe generato un maremoto del calibro di quello che avrebbe inghiottito Cantorini e, tempo dopo, Krakatoa.
Secondo Scrutton, nelle “mappe geografiche degli antichi re del mare”, egregiamente studiate dal professor Hapgood, (delle quali parlerò in un prossimo articolo) esisterebbe la conferma della catastrofe di Atland. Ma c’è di più: alcuni carotaggi eseguiti nella Terra della Regina Maud (Antartide) rivelano che l’ultimo periodo in cui le terre del Polo Sud non erano coperte dai ghiacci risalirebbe al 4000 a.C. … Pertanto le civiltà che (si pensa) redassero le mappe del professor Hapgood avrebbero dovuto esistere tempo prima.
Ciò non esclude la possibilità di una catastrofe circa due millenni dopo, se si suppone che la civiltà di Atland sia durata duemila anni, come quella egizia; tuttavia se il professo Hapgood ha ragione ( e le civiltà di cui parla vissero seimila anni fa per poi essere dimenticate a seguito di catastrofi) appare chiaro che conciliare il tutto non è facile.
L’unica cosa che sembra chiara (o, meglio,assodata) è che le mappe degli antichi re del mare dimostrerebbero l’esistenza di antichissime civiltà marinare, nate ben prima di Alessandro Magno. Come le suddette mappe, anche il Libro di Oera Linda parla di questi fatti, pertanto, anche supponendo la falsità del libro, restano sempre le mappe, posto che non sia dimostrata la falsità anche di quelle.
Attualmente non esistono prove che il libro sia falso.
Ad ogni modo, nella storia dell’uomo, da diverse fonti noi abbiamo testimonianza di diluvi che distrussero antichissime e fiorenti civiltà: e questo è un buon punto su cui meditare…
Fonti:
Colin & Damon Wilson, “Il grande libro dei misteri irrisolti”, edizioni Mondolibri, Milano 2003
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