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Gesù e Mithra
a cura di Alberto Rossignoli
Era nato il 25 dicembre in una grotta, partorito da una vergine.
Venne sulla Terra per predicare la giustizia, per portare la salvezza dell’anima, la vita eterna. Ascese al cielo a 33 anni, con la promessa di tornare il giorno del giudizio.
Era Mithra, il maggior concorrente di Gesù di cui si abbiano prove storico-archeologiche, al punto che alcune sue caratteristiche si sovrappongono in maniera impressionante a quelle del Messia.
Eppure a Roma, come ad Ostia antica, ove la religione di Mithra iniziò ad affermarsi dal I secolo dopo Cristo, a Capua, come a Vulci, si contano sulla punta delle dita i turisti che domandano di quest’altro Salvatore, per visitare almeno uno dei suoi luoghi di culto, i Mithraei, ossia piccoli templi che potevano ospitare al massimo 30-40 persone, scavati nella roccia e sovente nei sotterranei delle città. I Mithraei erano però diffusissimi non solo in Italia, ma da Tripoli alle Gallie fino ai possedimenti romani in Germania, in Dacia e in Britannia.
I seguaci di Mithra battezzavano i nuovi adepti, l’officiante benediceva il pane e l’acqua e forse anche il vino, facendoli distribuire ai partecipanti di una sacra mensa.
Ma quando, nel 313 d.C., Costantino vinse la sua battaglia politico-religiosa (più politica che religiosa…) contro il Paganesimo e impose il Cristianesimo come religione di Stato, anche i seguaci di Mithra vennero annientati.
La religione di Mithra ebbe un recupero sotto il governo di Giuliano l’Apostata, dal 361 al 363, per poi essere bandita nel 394 con Teodosio, che fece prevalere il Cristianesimo. Sui Mithraei distrutti furono erette chiese. Il Mitraismo fu dimenticato o ricordato solo come superstizione pagana, talora con la falsa accusa di richiedere sacrifici umani.
In realtà, nelle sue origini orientali era sacrificato un toro e sembra che a Roma il sacrificio taurino fosse puramente e completamente simbolico. Tuttavia il successo del Mitraismo in ambiente romano fu tale, per circa tre secoli, che uno dei maggiori studiosi delle religioni, il francese Ernst Renan, concludeva «se il Cristianesimo fosse stato fermato nella sua espansione, oggi il mondo sarebbe mitraico»…
I seguaci di Mithra erano vegetariani.
Lo storico romano Porfirio parlava della loro credenza nella metempsicosi, vale a dire la migrazione dell’anima in diversi esseri viventi prima di raggiungere i piani elevati del Cielo.
Mithra, in molte raffigurazioni, era il dio “della stretta di mano”, dei patti e della giustizia. La presenza di maschere nei riti mithraici dipendeva invece dal fatto che vi erano diversi gradi di iniziazione.
Nel mithraeum di San Felicissimo, a Ostia Antica, questi gradi sono ben descritti nel mosaico delle “ Sette porte”. Nel culto misterico di Mithra si entrava come corvi, sotto la tutela di Mercurio. Si veniva presto promossi come Nymphus (simboleggiato dalla larva o dal serpente che, cambiando pelle, preannuncia un cambiamento) e si era sotto la tutela di Venere. Poi si diveniva Miles, ossia soldato, con una cerimonia di incoronazione dopo aver sottratto la spada a un uomo armato; e si era sotto la protezione di Marte.
Il passo successivo era quello del grado di Leone, protetto da Giove; poi si diveniva Persiano, sotto la tutela della Luna.
Le più alte cariche erano Eliodromo (sotto il Sole) e Pater, il principale ruolo sacerdotale, nuovamente sotto la tutela di Mercurio.
Come scrisse Tertulliano in Prescrizioni contro gli eretici, essi battezzavano nel nome di Mithra e lo stesso Mithra impone un segno sulla fronte dei suoi soldati, elabora l’offerta del pane e pare vi sia spazio anche per la resurrezione.
I culti mithraici avevano una partecipazione femminile assai scarsa: anzi, questo culto sarebbe stato diretto solo ai maschi e per questo ebbe un grande successo nell’esercito romano, che lo esportò in tutti i possedimenti di Roma.
Questa religione, che si diffuse rapidamente dalla fine del I secolo d.C., come apprendiamo dagli scritti dello storico romano Stazio, piaceva infatti ai soldati e alla burocrazia imperiale; piaceva anche agli schiavi e ai liberti, insomma, a tutti coloro che, in un modo o nell’altro, avevano bisogno di appigli, e contavano sull’appoggio della casa imperiale o sulla solidarietà tra i commilitoni.
Pare però che vi fosse anche un grado femminile, oltre ai canonici gradi maschili, ossia quello della Iena; e una tomba di una donna, ritrovata a Gulgariche, vicino a Tripoli, reca questa iscrizione: “ Elia Arisuth, visse 60 anni più o meno, era una Leonessa e qui giace”.
Ora, chi ha copiato chi, tra Cristiani e Mithraici?
Va anzitutto ricordato che, mentre Gesù ha circa 2000 anni, Mithra ne ha almeno 1500 in più: era infatti una della divinità solari della cosmologia indù, guardiano dell’ordine cosmico con l’altro dio Varuna. Il suo culto ebbe un ruolo importante in Persia fina dal 1300 a.C.:si credeva che Mithra fosse nato da una roccia con una fiaccola e un coltello tra le mani (Gesù sarebbe nato in una grotta…).
La sua data di nascita, il 25 dicembre, adottata dalla Chiesa nel IV secolo ( molto dopo che era stata attribuita a Mithra). Era vicina al Solstizio d’inverno ed era un giorno rituale per diverse culture.
Il battesimo non era un’esclusiva dei primi Cristiani: lo praticavano infatti anche Giovanni Battista e anche alcune sette indiane.
Il pasto comune era d’uso in diverse religioni, ma forse i Mithraici copiarono dai Cristiani la benedizione del pane e del vino.
Per quanto concerne la vita eterna, forse i Mithraici l’hanno enfatizzata per far concorrenza ai Cristiani, ma non è certo: senza dubbio, fin dalla fase antica questa religione la prevedeva come ricompensa per chi aveva perseguito il bene.
Nella mitologia, Mithra inizia ai suoi misteri il dio Sole, col quale consuma un pasto rituale e stringe un patto, per poi ascendere al cielo con il carro solare. Fra i meriti di Mithra, quello di aver catturato il toro cosmico e averlo sacrificato in modo che dal suo sangue e dal suo seme nascessero le piante e gli animali, e quello di aver fatto piovere dopo una lunga siccità, colpendo il cielo con una freccia. La caduta di meteoriti faceva infatti pensare agli antichi che il cielo fosse una cupola di pietra. E da qui nacque anche l’idea dei Mithraei come antri nella roccia, o comunque interrati, poiché dovevano ricordare la volta celeste. Per questo i soffitti dei Mithraei erano colorati di blu e raffiguravano stelle e costellazioni.
Come Mosè e San Pietro, anche Mithra fece più volte sgorgare acqua dalla roccia.
Secondo Reinhold Merkelbach, studioso della storia di Mithra, chi codificò il Mitraismo fra i Romani (solo a livello orale: era una religione misterica) fu una anonimo dotto dell’impero, nato in area ex-persiana e che conosceva bene il greco e la filosofia platonica; questo dotto, mediante una serie di calcoli geometrici, associò le informazioni dei pianeti dalla Terra (Luna e Sole compresi) con l’ordine dei giorni della settimana (Lunedì da Luna, Martedì da Marte, e così via), teorizzando che l’anima degli uomini nasceva nei piani alti dell’Universo e nella sua discesa sulla Terra, secondo la data di nascita, prendeva l’influenza dei pianeti in base alla loro posizione.
Anche diversi imperatori cedettero in Mithra.
Anche Comodo divenne un suo sostenitore. Pare che, durante una cerimonia, avesse ucciso, in una sorta di sacrificio umano, un Miles, screditando i Mithraici agli occhi della popolazione: forse da questo episodio nacque la leggenda dei sacrifici umani.
E sarebbe stato il legame della religione Mithraica con l’esercito di Roma a causarne una fine rapida, poiché Costantino ordinò ai suoi generali di bandire Mithra e favorire l’immagine di Gesù
Ad ogni modo, ritengo si debba approfondire in modo particolare la questione delle influenze (reciproche?) tra Mitraismo e Cristianesimo, tenendo ben presente che, un conto è la parola autentica di Gesù, Figlio dell’Uomo, e un conto è ciò che l’uomo ci ha ricamato sopra a posteriori…
Fonti:
Focus 11/2004; Franco Capone, Il rivale di Gesù
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