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LA FONTANA ANGELICA
Nella città di Torino sembra che nulla sia stato lasciato al caso, nemmeno l’orientamento delle chiese, dei palazzi, il disegno delle piazze o addirittura le facciate di certe costruzioni patrizie: gli architetti si sono tramandati per secoli i significati nascosti dei simboli attraverso le loro opere. Per capire, o non capire ciò, dobbiamo rifarci alla Massoneria che custodisce ancora il segreto dei simboli e tornare a migliaia di anni fa quando Hiram costruì a Gerusalemme il tempio di Re Salomone. Hiram era il depositario dei segreti che provenivano da Kha, l’architetto dei faraoni, e prima di lui da Toth, che insegnò agli uomini linguaggio, scrittura e tecnologia.
La Fontana Angelica di piazza Solferino è costruita secondo queste regole e al di là della sua architettura esteriore c’è tutta una tradizione massonica molto difficile da interpretare. Storicamente la fontana era stata richiesta al Comune dal grand’Ufficiale Pietro Bajnotti a ricordo dei propri genitori, e avrebbe dovuto essere collocata di fronte al Duomo. In chiave esoterica la scelta di spostarla dove si trova oggi fu sbagliata, perché la fontana ha perso l’orientamento verso est.
Così come ci appare è composta da quattro gruppi di statue appoggiati a basi di granito: ai lati ci sono due gruppi femminili, la Primavera e l’Estate; al centro in posizione più alta si trovano due figure maschili che versano acqua da un otre, l’Autunno e l’Inverno. La Primavera è seduta su un mantello di fiori e con una mano accarezza un bimbo che lancia nell’aria uno stormo di rondini; alle loro spalle c’è un altro bambino che solleva il mantello dove è seduta la donna. L’Estate è sul lato destro appoggiata a fasci di spighe e vicino ha un bimbo che sorregge una ghirlanda piena di mele, pere ed uva. L’Autunno, giovane, è appoggiato alla chiglia di una nave e nasconde in una mano una rosa un po’ appassita; la figura è avvolta da una ghirlanda di melograni e sull’altro lato vi è un bambino che gioca con ananas, banane e pannocchie. L’Inverno è una figura barbuta e corrucciata, appoggiata ad un ceppo di quercia dai rami spogli e nodosi; la sua mano afferra l’otre a forma di ariete, poggiato ad un’aquila con una sola ala aperta. Sul lato posteriore si trova un bimbo sorridente con i capelli disposti a raggiera; un altro bimbo gli offre un grosso pesce, mentre un terzo gioca con una ghirlanda di pigne.
Ma veniamo al significato nascosto dell’opera. L’Inverno guarda verso oriente e, insieme con l’Autunno, rappresenta i giganti Boaz e Jaquim, i due sostenitori delle colonne d’Ercole, i guardiani della soglia che immette sull’infinito. Boaz è la "parola di passo", il primo grado dell’iniziazione che il neofita compie nel cammino per i trentatré scalini delle logge massoniche. Jaquim rappresenta la perfezione, la luce, la conoscenza, mentre Boaz le tenebre e l’ignoranza. La conoscenza è simboleggiata dall’acqua che i due personaggi versano dagli otri, mentre questi ultimi sono due simboli astrologici: l’acquario è l’età verso cui si avvicina l’umanità, e l’ariete il segno sotto il quale si trova l’Italia.
Nel significato alchemico l’ariete è simbolo del vello d’oro, meta degli Argonauti, ma anche momento di trasformazione della materia verso la perfezione. Il bimbo con i capelli a raggiera è il frutto di ciò, è il Sole; quello con il pesce è il simbolo del Cristianesimo che si avvicina al suo maestro.
Le due figure maschili rappresentano anche Osiride, la più antica divinità egizia, le figure femminili rappresentano Iside, sua sposa e sorella. Ma le due donne simboleggiano anche i due aspetti dell’amore, quello sacro (Primavera) e quello profano (Estate), e anche la Virtù contrapposta al Vizio.
Un altro grande segreto è custodito nella disposizione dei blocchi di granito. Se si osserva la fontana a distanza, da posizione centrale, si nota che fra le due figure maschili si apre un varco rettangolare. E’ il cuore del mistero e rappresenta la soglia invalicabile per i profani, oltre la quale si entra in una dimensione sconosciuta, si accede a terre al di là delle colonne d’Ercole. E’ l’ingresso alla Caverna Luminosa in cui sono custoditi i misteri alchemici che regolano tutto il mondo.
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