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ELIPHAS LEVI
a cura di Chiara Sandi
“Il più grande fra i maghi moderni”: così Arthur Edward Waire, dotto occultista inglese, definì Eliphas Levi, (1810-1875) universalmente riconosciuto come i rinnovatore della tradizione ermetica nella seconda metà dell’Ottocento.
Si chiamava in realtà Alphonse Louise Constant, ed era il figlio di un umile calzolaio. Studiò nel seminario di Saint-Sulpice, ma non giunse mai ad essere ordinato sacerdote. Una strana catarsi, seguita alla sua infanzia tranquilla, determinò in lui un istinto furiosamente ribelle che, oltre a spingerlo a concentrare la propria intelligenza sui mondi bui dell’ anticristo, lo coinvolse in una scandalosa relazione con una ragazza sedicenne, dalla quale ebbe due figli.
Per qualche tempo lottò contro la propria coscienza, poi abbandonò la veste talare per abbandonarsi allo studio delle tradizioni magiche. Intrecciò relazioni con i depositari delle sapienze occulte, fece ricerche minuziose negli scaffali “proibiti” delle biblioteche parigine, si immerse nello studio della Kabbalah ebraica, delle sette agnostiche, dell’ alchimia e degli antichi ordini delle streghe e degli adoratori di Satana. Portò la sua indagine fino ai limiti delle esperienze possibili, venne iniziato a conoscenze antichissime, mise a nudo il potere delle forze magiche. Evocò lo spirito di Apollonio di Tiana, che si presentò davanti a lui avvolto nella veste funebre. “Non spiego”, scrisse in seguito, “le leggi fisiche in forza delle quali ho visto e toccato. Affermo solamente di aver visto e toccato”.
Dal suo studio parigino, cominciò ad intrecciare una fitta rete di legami che presto si diffuse in tutta Europa. Tutta una serie di scuole esoteriche francesi ebbe origine dal suo insegnamento. In Inghilterra, grazie ai rapporti con Bulwer Lytton, la sua dottrina diede impulso agli studi esoterici che si compivano in ambito massonico, mettendo in moto una serie di eventi che portarono in seguito alla creazione della Societas Rosicruciana in Anglia e alla fondazione dello Hermetic Order of the Golden Dawn.
Da tutto il continente europeo affluivano lettere chiedendo insegnamenti e consigli. Aiutò tutti, contribuendo alla formazione di infiniti rituali e cerimonie usati ancor oggi dagli adepti delle scienze magiche.
“Nessuno tra i moderni promulgatori dell’occulto può reggere il confronto con lui” scrive ancora A.E. Waite, “poiché egli è in effetti lo spirito del pensiero moderno che strappa agli antichi oracoli una risposta adatta ai tempi. Vi sono personaggi più celebri di lui:ma nessuno hai mai avuto un influsso più grande”.
Da uno scritto di Eliphas Levi: […] la Magia riunisce e fonde in un unico sapere le più evidenti certezze della filosofia e le più ineffabili ed eterne verità della religione. Offre allo spirito umano uno strumento di certezza filosofico e religioso esatto come quelli delle scienze matematiche.
[…] La Magia è l’arte di produrre effetti senza cause: la scienza esatta della natura e delle sue leggi. La Stella che conduceva gli antichi Magi è la stessa che ritroviamo in tutte le iniziazioni: per gli alchimisti è il segno della quintessenza, per gli occultisti il Grande Arcano, per i kabbalisti è il Pentagramma sacro. La sua conoscenza dà allo spirito dell’uomo uno strumento di certezza assoluta, e alla sua volontà una potenza sovrana.
Ma la chiave della scienza suprema è stata abbandonata, e si trova adesso smarrita e come perduta. L’uomo che la ritrovasse, sarebbe il re degli elementi, trasformatore dei metalli, arbitro delle visioni, direttore degli oracoli, padrone della vita …
FontiTratto da: Eliphas Levi 'Storia della Magia'.
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