L’età Tarda
Nell’Età Tarda il Mar Mediterraneo è sempre più via di passaggio e di migrazioni, in una parola di civiltà: il relativo isolamento di cui l’Egitto ha fin qui beneficiato viene meno.
Se già nel secondo millennio la nascita dei nuovi grandi imperi ittita e assiro in Oriente ha costretto gli Egizi a difendersi, ora si tratta di fronteggiare anche attacchi per mare. Tuttavia, sebbene la zona del delta diventi l’area geografica di maggior interesse, il centro politico amministrativo del paese resta a sud. Proprio a questa contraddizione imposta dalla necessità di governare un paese troppo esteso in lunghezza per spostare senza rischio la sua capitale, si deve secondo alcuni l’aggravarsi di una crisi che già si manifesta ai tempi della XIX dinastia. L’ultimo grande regno d’Egitto è quello di Ramsete III, faraone della XX dinastia.
Sappiamo di lui che fu l’artefice di una vasta riforma amministrativa e di una nuova ripartizione della società in classi rigidamente gerarchizzate. A lui si deve un generale rafforzamento del sistema difensivo del paese che gli vale temporanei successi contro gli indoeuropei dell’est e le tribù libiche dell’ovest. Un vero e proprio trionfo è poi quello che Ramsete III ottiene contro la flotta d’invasione dei "popoli del mare": sbaragliata nello specchio d’acqua antistante il delta non ritornerà più. Dopo Ramsete III il paese sprofonda nell’anarchia, gli indoeuropei penetrano ora pacificamente in Egitto dove spesso prestano il loro servizio come mercenari al servizio dei capi delle province. Degli otto Ramsete che succedono al terzo si sa soltanto che i loro regni sono caratterizzati da disordini e carestie ricorrenti. A dimostrare l’ormai decaduto potere dei sovrani sono le sempre più frequenti scorrerie dei ladri nelle tombe dei faraoni; a un certo punto non resterà che trasferirli in nascondigli collettivi. Il fondatore della ventunesima dinastia sposta la capitale del paese a Tanis nel Delta orientale, ma la divisione dell’Egitto è ormai un fatto compiuto, sebbene ancora non la si riconosca ufficialmente.
Alla fine del regno della ventiduesima dinastia Tebe si ribella due volte contro i re del nord. Poi la tendenza al frazionamento si aggrava, dinastie diverse conoscono sviluppi contemporanei e alla tradizionale divisione tra nord e sud si accompagna la moltiplicazione dei poteri autonomi locali nella zona del Delta. Ciò significa l’impossibilità di armare un esercito potente per fronteggiare gli attacchi esterni. Gli Assiri riescono per tre volte a conquistare l’Egitto e altrettante volte ne sono cacciati, ma l’impiego dei mercenari stranieri è in questa fase storica determinante.
Il paese conosce allora un ultimo periodo di splendore sotto Psammetico I, il primo faraone della ventiseiesima dinastia e principe di Saia. Con il sostegno dei mercenari greci, liquida i signori locali che si sono spartiti il governo del Basso Egitto e avvia la ricostruzione dell’unità del Paese. Suo figlio Neko inizia i lavori del canale di comunicazione tra Mediterraneo e Mar Rosso. Su suo incarico alcuni marinai fenici avrebbero portato a termine con successo il periplo dell’Africa. Infine Neko sarà sconfitto dal re babilonese Nabucodonosor. La ventiseiesima dinastia scompare con una sconfitta ad opera dei Persiani la cui dominazione segna la fine dell’indipendenza del Paese confermata più avanti dalla conquista macedone. Numerosi sono i faraoni della dinastia dei Tolomei, discendenti di Tolomeo I, generale di Alessandro Magno. Governarono sul Paese e ne accolgono gli usi , le tradizioni, la lingua. Con la regina Cleopatra sono sconfitti dai Romani che, nel 30 a.C., fanno dell’Egitto una provincia dell’Impero.
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