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I misteri di don Bosco
a cura di Alberto Rossignoli
San Giovanni Bosco (più noto al pubblico come don Bosco) nacque il 16 agosto 1815 a Becchi, piccola frazione dell'attuale Castelnovo Don Bosco, da Francesco e Margherita Occhiena di Capriglio. All'età di due anni, nel 1817, perse il padre e fu affidato alle cure materne.
Ordinato sacerdote nel 1841, giunse successivamente a Torino, ove la prima (almeno nel nostro Paese) rivoluzione industriale causava massicce ondate immigratorie, soprattutto giovanili, alla ricerca di un posto di lavoro. Per il neo-sacerdote fu decisivo l'impatto con l'abbandono e la povertà di quei ragazzi e volle dunque dedicarsi totalmente ad occuparsi di loro: garzoni, muratori, spazzacamini, apprendisti sfruttati in miserabili botteghe artigiane per una paga da fame e costretti a condizioni di lavoro e di vita inumane.
Nacque così l'opera degli oratori. In seguito, approdò a Valdocco, ove don Bosco ospitava i ragazzi poveri e abbandonati, organizzando per loro i primi laboratori. Successivamente, con le nuove norme sull'istruzione, optò per inserirsi nell'istruzione secondaria, aprendo convitti e collegi e si impegnò nella stampa popolare. Nel 1854 nacque la Società Salesiana e dieci anni dopo pose la prima pietra della basilica di Maria Ausiliatrice; nel 1872, con Madre Mazzarello, fondò l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, dedicato alla gioventù femminile. Tre anni più tardi partì la prima missione per l'Argentina, che fu terra di grande emigrazione italiana nell'Ottocento.
Sin dall'infanzia, don Bosco ebbe una serie di sogni profetici che furono determinanti nell'indirizzo della sua vita, benché sovente lo lasciassero turbato e preda di laceranti dubbi.
Talora il santo scorgeva in sogno la prossima morte di uno dei suoi ragazzi. Ad esempio, nel marzo 1854 sognò una grossa luna con al centro il numero 22 e vide altresì un gruppo di giovani pallidi, uno dei quali portava sulle spalle un drappo funebre. Che significava? 22 mesi dopo, quel ragazzo venne a mancare.
Dopo altri episodi simili, che don Bosco raccontava alla gente, il questore capo di Torino si recò dal santo ad intimargli di non parlare di simili cose al fine di non turbare le persone, senza contare che detti sogni potrebbero anche non avverarsi. Il religioso gli rispose che tutto questo non gli era mai capitato e gli rivelò in segreto il nome del ragazzo che di lì a poco sarebbe morto, tale Giovanni Boggero, di anni 26, che godeva di ottima salute: dopo tre mesi, la predizione si avverò.
Sovente i sogni profetici e le visioni del santo riguardavano personaggi e fatti di pubblico interesse: naturale quindi che il loro avverarsi contribuisse in maniera determinante al crescere della fama di don Bosco.
Nella primavera del 1834, predisse che Torino sarebbe stata colpita da una grave sventura: a luglio scoppiò un'epidemia di colera.
Nel dicembre 1853, rispondendo ad una domanda postagli dall'arcivescovo Limberti, si dichiarò certo che gli italiani avrebbero occupato Roma, allo stesso modo, disse di aver visto cadere il trono d'Austria dopo pochi anni.
Nel corso di un soggiorno a Roma, nel 1867, gli fu chiesto da Francesco II (ultimo re delle Due Sicilie) quando sarebbe rientrato nel suo regno: don Bosco gli rispose che non avrebbe mai più avuto indietro il suo regno e che non avrebbe mai più rivisto Napoli.
Nel dicembre 1854 gli era più volte apparso in sogno un valletto di corte che annunciava delle morti alla corte dei Savoia e il santo si affrettò a mettere in guardia il re; il 12 gennaio 1855 venne a mancare la regina madre, Maria Teresa, e l'11 febbraio morì il duca di Genova, fratello del re. Pochi giorni prima era morto il principino Vittorio Emanuele Leopoldo, di quattro mesi.
Prima di partire da Torino, la vigilia di Natale del 1877, don Bosco volle che si recitasse l'"Oremus pro Rege": il 9 gennaio 1878 Vittorio Emanuele II fu stroncato da una broncopolmonite fulminante. Inoltre, don Bosco previde che i Savoia non avrebbero regnato oltre la terza generazione, cosa che il referendum del 1946 avrebbe confermato. Quasi in contemporanea alla visione della morte del re, il religioso vide la morte del papa Pio IX, che ebbe luogo dopo un mese; narrasi inoltre che don Bosco, ai funerali del pontefice, si sia avvicinato al cardinal Pecci, rendendogli omaggio come successore del defunto papa: sarebbe stato eletto al soglio pontificio pochi giorni dopo con il nome di Leone XIII.
I sogni profetici del santo non sempre si rivelavano presto e chiaramente, rimanendo spesso enigmatici a lungo e riguardando talora fatti che non si sono verificati.
Una volta sognò un grande e minaccioso rospo con una striscia rossa (simboleggiante forse il timore dell'avanzata bolscevica) e un'altra volta gli apparve in sogno un uomo dai lineamenti europoidi fatto prigioniero e ucciso da un gruppo di selvaggi (simboleggiava forse la minacciosa avanzata di una civiltà extra-europea?).
In un'altra occasione, don Bosco sognò di trovarsi in San Pietro, in una grande nicchia sotto il cornicione, alla destra della navata centrale; non sapeva e non comprendeva il motivo della sua presenza ivi, chiese aiuto, ma nessuno gli prestava attenzione. Che significava? Oggi sappiamo che, in quella nicchia, si trova la grande statua dedicata a don Bosco.
Tra i misteri della vita di questo grande santo, vi è annoverata altresì la resurrezione di un giovine, come venne tramandato dalla marchesa Maria Fassati; secondo la testimonianza, il religioso fu chiamato per assistere un ragazzo ammalato del suo oratorio, ma non poté giungere che il giorno seguente, quando apprese della morte del giovane. Chiese e ottenne di poter salire nella stanza ove la salma era stata deposta in attesa delle esequie. Come affermò lo stesso don Bosco, all'entrare nella camera, gli balenò alla mente il pensiero che non fosse morto e lo chiamò per nome: il giovine riprese vita, raccontando di esser stato riportato indietro dal santo prima di subire il giudizio divino per una confessione mal fatta; quando ebbe finalmente modo di confessare il peccato commesso a don Bosco, il ragazzo dolcemente rese l'anima a Dio.
Il religioso dimostrò sovente grande attenzione verso gli angeli custodi, tentando di incentivarne il culto tra i ragazzi con cui viveva e lavorava quotidianamente.
Il 31 agosto 1844 avvertì la moglie dell'ambasciatore del Portogallo di raccomandarsi al suo angelo custode poiché, nella stessa giornata, doveva viaggiare: la signora partì comunque in carrozza con la figlia e la domestica ma, durante il viaggio, i cavalli si imbizzarrirono senza che il cocchiere potesse fermarli; la donna si ricordò dell'avvertimento del santo e invocò così il suo angelo custode:i cavalli all'istante si calmarono.
Uno dei suoi ragazzi, mentre un giorno lavorava in un cantiere, fu coinvolto in un grave incidente: a causa del crollo di un'impalcatura: tutti i muratori che si trovavano sopra perirono, mentre il ragazzo in questione si salvò dopo aver invocato il suo angelo custode.
Nell'insieme dei fatti straordinari che costellarono la vita di questo grande santo cattolico, vi è la presenza di un cane nero che sempre appariva quando il religioso era in pericolo, scacciando i malintenzionati con il suo aspetto inquietante. Don Bosco fu infatti oggetto di ripetuti attentati contro la sua persona, orditi da quanti volevano fermare la sua grande e santa opera: ebbene, quando qualcuno lo aggrediva o tentava di ucciderlo, il cane appariva dal nulla e allontanava gli aggressori. Il religioso mise nome "Giorgio" a quel cane, che gli fu accanto per più di trent'anni, e riteneva che, sotto le sue spoglie, vi fosse il suo angelo custode. Sicuramente quest'ultimo scelse un modo decisamente insolito per manifestarsi, ma si sa che queste creature celesti spesso comunicano con gli uomini utilizzando canali e modi spesso insoliti.
Si noti bene che, parlando di suddette esperienze paranormali e, in generale, parlando di paranormale associato a grandi santi, non si intende in alcun modo né essere "agiografici" né screditare l'operato e la vita di queste grandi figure dello Spirito: si cerca soltanto di cercare e far luce su questi aspetti misteriosi sui quali comunque non si può tacere.
Fonti:
Massimo Centini, "Misteri d'Italia", Newton Compton Editori, Roma, settembre 2006.
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