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Il delitto Basa
a cura di Alberto Rossignoli
Il 21 febbraio 1977, a Chicago, negli Stati Uniti, si consumò l'omicidio della fisioterapista filippina Teresita Basa.
Verso le 8.30 del mattino, i vigili del fuoco di Chicago furono messi in allarme a causa di un principio di incendio sviluppatosi ai piani alti di un appartamento del North Side.
Fu rapidamente individuata la causa del principio di incendio in un materasso della camera da letto; quando questo fu sollevato, si scoprì il cadavere di una donna, nudo, con le gambe aperte e il petto squarciato da un coltello da cucina.
La vittima venne identificata in Teresita Basa, 48 anni, nativa di una città delle Filippine, figlia di un giudice, fisioterapista specializzata in problemi respiratori presso l'Edgewater Hospital di Chicago.
Ma come si è svolto, più nel dettaglio, questo fatto di sangue?
Dai referti medico-legali risulta che la vittima aveva aperto la porta di casa ad una persona conosciuta; questo ignoto personaggio l'aveva afferrata da dietro e soffocata fino alla perdita di sensi.
Aveva poi prelevato il denaro della vittima e messo a soqquadro l'appartamento.
Successivamente l'aveva denudata e uccisa con un coltello da cucina e tentato di dare fuoco al cadavere, occultando le eventuali tracce.
Sempre secondo i referti, la donna non aveva subito violenza sessuale.
Due settimane dopo, un'amica della vittima, tale Remibias Chua (di origini filippine, come la Basa), dichiarò che, se non si fosse trovato il colpevole, sarebbe stata la stessa Teresita a indicarglielo in sogno.
Cosa che puntualmente fece: nel dormiveglia, si sentì fortemente spinta ad aprire gli occhi e vide dinanzi a sé l'amica morta. Inutile dire che scappò dalla stanza alquanto spaventata.
Nei giorni seguenti, si osservò un cambiamento nel carattere della Chua: si comportava esattamente come la vittima.
Verso la fine di luglio, sapendo che avrebbe dovuto lavorare con un infermiere dell'ospedale, tale Allan Showery (un imponente uomo di colore con alle spalle alcuni guai con la legge ), venne colta da un attacco di panico apparentemente inspiegabile.
La stessa notte ebbe un incubo: sognò di trovarsi in una stanza piena di fumo.
Il giorno seguente le cose non andarono meglio: nonostante l'assunzione di un calmante, cadde in delirio e iniziò a mormorare qualcosa in spagnolo, lingua che la donna non conosceva.
Il marito, confuso e spaventato, le chiese a più riprese chi fosse e lei asserì di essere Teresita Basa e di aver bisogno di aiuto in quanto il suo assassino era ancora in libertà.
Nei giorni successivi accusò un forte dolore al petto e si manifestò ancora quello stato di delirio durante il quale sembrava parlasse all'amica morta; fece un nome,quello dell'assassino: Allen Showery.
Il problema era come incastrarlo.
La soluzione venne dall'entità, la quale addusse come prova d'accusa i preziosi che l'assassino le avrebbe rubato per regalarli alla fidanzata.
L'uomo fu convocato alla centrale di polizia, apparentemente per raccogliere elementi utili per le indagini.
Gli fu chiesto se fosse mai stato a casa della Basa ed egli negò risolutamente.
La sua versione cominciò a scricchiolare e a modificarsi allorquando seppe che le sue impronte digitali erano state rilevate in casa della vittima e l'uomo iniziò a dare palesi segni di nervosismo.
Gli investigatori passarono dunque all'interrogatorio della sua compagna, la quale ammise che, la sera del delitto, un furgone dei vigili del fuoco era passato per il quartiere e il suo compagno era rientrato a casa piuttosto presto con un regalo:un anello antico.
La testimonianza di due amici di Teresita Basa, tali Ray King e Richard Pessotti, fu decisiva: quest'ultimo riconobbe senza ombra di dubbio l'anello di Teresita Basa al dito della fidanzata di Showery.
Showery confessò l'omicidio, oramai travolto da prove inoppugnabili.
Il processo contro l'assassino iniziò il 21 gennaio 1979 (presieduto dal giudice Frank W. Barbero) e si concluse il 23 febbraio dello stesso anno, quando Showery dichiarò pubblicamente di essere lui l'assassino di Teresita Basa.
Fu condannato a diciotto anni di reclusione per omicidio e rapina.
Fonti:
Colin & Damon Wilson, "Il grande libro dei misteri irrisolti", edizioni Mondolibri, Milano 2003
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